Autore Topic: Mito nordico  (Letto 39880 volte)

Ginevra

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Re: Mito nordico
« Risposta #15 il: 09 Maggio 2007, 09:28:19 pm »
Citazione
Ok, ma io mi divertirei di più a partecipare alla discussione, fossi in te. Mandare solo i links non serve.
Perchè non fai conoscere ai lettori cosa ne pensi, o cosa ti piace di questo campo?

Poi, naturalmente è solo un consiglio.

Ciao,

Z.

hai ragione! Vorrei dedicare il mio tempo ad approfondire questi temi, ma in questo periodo la mia vita si divide tra lavoro e studio per i prossimi esami.
Probabilmente nell'esame di psicodinamica e nel primo Neotenia si parla del Mito. Se trovo qualcosa di interessante vi scrivo. :DD
« Ultima modifica: 10 Maggio 2007, 12:00:09 am da Zaknafein »
Barbara B.
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Mark Blackeagle

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Re: Mito nordico
« Risposta #16 il: 09 Maggio 2007, 11:16:31 pm »
La discussione mi sembra interessante ... solo che non ho mai toccato l'argomento .. e mi ritrovo un po' spaesato dalle domande proposte e dalle risposte , la miriade di nomi ecc ecc che state dando  ??? ...

Uno spunto per un'infarinatura di base dove lo posso trovare?   ?o:)
Marco S.

Legge della via d'uscita
Lasciate sempre spazio per una spiegazione del perchè non ha funzionato.

perceval

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Re: Mito nordico
« Risposta #17 il: 10 Maggio 2007, 12:15:32 pm »
Bella Fra,
l'estraneità originaria di Lugh al ciclo mi sfugge... magari hai qualche dettaglino in più?

La mia personale risposta la perchè che ho posto, sta proprio nel concetto di sintesi a cui hai accennato, inteso in termini psicologici/ontologici, ossia:
Lugh è consanguineo di Balor, dunque deve esistere almeno qualche analogia tra i due. Conclusione, solo possedendo alcune caratteristiche che sono affini a quelle delle forze caotiche, è possibile affrontare e dominare le stesse.
Pertanto Lugh fonda la sua "solarità" su elementi che di per sè non sono tali. Non a caso, tutti i miti iniziatici contemplano la fase di "descensus ad inferos" che precede la salita a piani superiori di coscienza.

So che non mi sono spiegato bene, ma sono di corsa. magari potrete correggere/integrare.

Alla domanda "chi vi ricorda" ci devo pensare con calma.

baci baci
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Re: Mito nordico
« Risposta #18 il: 10 Maggio 2007, 12:54:46 pm »
inoltre, rilancio con una domandina: cosa vi ricorda, il rapporto tra Lugh e Balor?  :)

La prima cosa che mi fa venir in mente, a dir la verità, è il rapporto tra Zeus e Chronos e i Titani, ma magari sono fuori strada
Raffaele
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... era preferibile che i terrestri continuassero ad odiare altri terrestri, con tutti i vantaggi del caso, non ultimo la reciprocità.
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Re: Mito nordico
« Risposta #19 il: 10 Maggio 2007, 06:52:39 pm »
Bella Fra,
l'estraneità originaria di Lugh al ciclo mi sfugge... magari hai qualche dettaglino in più?

Certo. Le storie dei Tuatha sono insulari, prettamente irlandesi, costituiscono proprio la variante locale autoctona.
Lugh è una figura apparsa prima nella storia, e in ambiente continentale. E' probabile che l'adozione di Lugh nel ciclo irlandese sia tardiva...e se ci pensi, forse non a caso, anche nella storia (la "prospettiva interna") Lugh viene "adottato" per meriti dai Tuatha.
Questa parte della storia, induce a pensare a una cooptazione del dio che rispecchia la prospettiva esterna (cioè, il naturale penetrare del dito Lugh nelle storie dìIrlanda, in seguito a contatto tra gruppi umani).

Questo, il succo della questione: non entro troppo nel merito perchè dovremmo cominciare a parlare di linguistica applicata e di teorie sulla produzione ideologica culturale...insomma, un casino.

Se ti interessa, invece, posso darti qualche valido nome di studiosi cui riferirti.

Citazione
La mia personale risposta la perchè che ho posto, sta proprio nel concetto di sintesi a cui hai accennato, inteso in termini psicologici/ontologici, ossia:
Lugh è consanguineo di Balor, dunque deve esistere almeno qualche analogia tra i due. Conclusione, solo possedendo alcune caratteristiche che sono affini a quelle delle forze caotiche, è possibile affrontare e dominare le stesse.
Pertanto Lugh fonda la sua "solarità" su elementi che di per sè non sono tali. Non a caso, tutti i miti iniziatici contemplano la fase di "descensus ad inferos" che precede la salita a piani superiori di coscienza.

So che non mi sono spiegato bene, ma sono di corsa. magari potrete correggere/integrare.


Si, capisco, ma io mi manterrei neutralmente più su una questione di logica (o prospettiva) interna: è la sua stessa predestinazione, a determinare che sia l'unico a poter uccidere Balor. La vedrei più come una questione eziologica, che non teleologica od ontologica.

La discesa agli inferi, come rilevi, è molto presente nei miti; anche qui però c'è da riflettere se si tratti di miti iniziatici o meno.
Lugh, mi pare, è solare in quanto tale, non a causa di una sua ascendenza "macchiata" che è costretto a ripulire.
Più che la discesa agli inferi, infatti, conviene guardare lateralmente alla predestinazione di Zeus nei confronti di Chronos (bravo Raf, c'hai azzeccato! :) )

Però capisco il tuo punto di vista, e mi pare (correggimi se sbaglio, che questo è il tuo settore) un po' junghiano, affascinante senza dubbio; non sarei però troppo frettoloso a considerare il tutto in maniera teleologica, soprattutto perchè in media consideratione la scrittura mitica è prevalentemente eziologica.

Bella, bella, bella chiacchierata! ^__^
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Re: Mito nordico
« Risposta #20 il: 10 Maggio 2007, 06:56:53 pm »
La discussione mi sembra interessante ... solo che non ho mai toccato l'argomento .. e mi ritrovo un po' spaesato dalle domande proposte e dalle risposte , la miriade di nomi ecc ecc che state dando  ??? ...

Uno spunto per un'infarinatura di base dove lo posso trovare?   ?o:)

Salvatore Tufano, Miti e Leggende Nordiche.

Luigi Lun, Mito Nordico (mi pare).

Gianna Chiesa Isnardi, I Miti Nordici.


Soprattutto il primo, è un testo molto agile e scorrevole. Il terzo è il più sistematico, e non è semplicissimo.

Se invece sei interessato (anche) alla critica mitologica, storico-religiosa, filologica...il campo si complica enormemente.
Se ti interessano, ti do nomi anche in questo.

Z.
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Re: Mito nordico
« Risposta #21 il: 10 Maggio 2007, 07:44:17 pm »

Se invece sei interessato (anche) alla critica mitologica, storico-religiosa, filologica...il campo si complica enormemente.
Se ti interessano, ti do nomi anche in questo.

Z.

Per adesso mi accontento di qualcosa di non troppo "serio" , se mi passi il termine ... giusto per sondare il terreno e vedere se effettivamente mi puo' interessare. Grazie per i consigli in ogni caso  :D
Marco S.

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Re: Mito nordico
« Risposta #22 il: 11 Maggio 2007, 10:50:29 am »
Wow, troppoa grazia...
in effetti, ho una predisposizione a cercare di vedere nei miti delle "avventure dello spirito", dei cammini evolutivi e di conoscenza. E questo potrebbe anche essere fuorviante.
Ma la dialettica tra funzione teleologica ed eziologica mi spinge a chiederti cosa pensi della funzione che svolgevano le storie mitiche per le popolazioni che le hanno prodotte.
Praticamente: secondo te, cosa se ne facevano dei loro miti? Che valore avevano nella loro vita e nella loro visione del mondo?
Domanda non da niente, lo riconosco... ma se non ti fa perdere troppo tempo mi farebbe piacere sapere cosa ne pensi (/pensate, oh voi, silenti visitatori!)

Grazie per le segnalazioni!

Buon week end!
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Re: Mito nordico
« Risposta #23 il: 11 Maggio 2007, 12:18:22 pm »
Mio pensiero stringato

All'inizio i miti spiegavano la realtà incomprensibile: perché il fulmine scendeva dal cielo (gli dei/spiriti sono incazzati) e via dicendo
Poi iniziarono a raccogliere e spiegare eventi del passato, quando la tradizione orale era l'unica presente, fondendo assieme storie di battaglie, catastrofi, migrazioni, conquiste, imprese eroiche e così via (storia orale reinterpretata e mitizzata, insomma)
A questo si aggiungevano i racconti che avevano funzione didattica verso i giovani, compresi riti di iniziazione, per tramandare la tradizione e la conoscenza di un popolo. Potremmo metterci dentro tutte quelle storie che a tutti gli effetti potrebbero esser considerate parte delle favole o le fiabe (che son cose distinte)
Quindi la casta sacerdotale diventò potente, ed iniziarono a giustificare la detenzione di conoscenza e potere da parte di alcuni singoli o caste

Le cose via via si aggiungevano alle precedenti, senza soppiantarle, mischiandosi con altri miti che venivano importati da fuori e tradotti nella limitata percezione dei singoli popoli, che li adattavano alla propria visione/culto/mitologia (contaminazioni culturali)

Tutto è molto strizzato, e in realtà è una commistione di questi e suppongo altri motivi che ora non mi vengono in testa e Fra potrà esporre in maniera più precisa, e non credo che necessariamente seguano l'ordine che ho indicato, o almeno non solo

Mi spiegate i termini teleologica ed eziologica con precisione? Certo potrei girare wikipedia, ma penso che sarebbe piacevole per la conversazione sentirli qui :)
« Ultima modifica: 11 Maggio 2007, 12:31:13 pm da - Ramingo - »
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Re: Mito nordico
« Risposta #24 il: 11 Maggio 2007, 01:07:41 pm »
Wow, troppoa grazia...
in effetti, ho una predisposizione a cercare di vedere nei miti delle "avventure dello spirito", dei cammini evolutivi e di conoscenza. E questo potrebbe anche essere fuorviante.
Ma la dialettica tra funzione teleologica ed eziologica mi spinge a chiederti cosa pensi della funzione che svolgevano le storie mitiche per le popolazioni che le hanno prodotte.
Praticamente: secondo te, cosa se ne facevano dei loro miti? Che valore avevano nella loro vita e nella loro visione del mondo?
Domanda non da niente, lo riconosco... ma se non ti fa perdere troppo tempo mi farebbe piacere sapere cosa ne pensi (/pensate, oh voi, silenti visitatori!)
 ^__^
Grazie per le segnalazioni!

Buon week end!

Eh...domanda da niente proprio... :D
Cosa rappresenti il corpus mitico per il gruppo umano, è una tematica veramente al centro di dibattiti fortissimi. Senza toccare le correnti, ti do il mio (parziale e sempre in evoluzione!) punto di vista.

I racconti mitici sono in primo luogo narrazioni eziologiche; considera che il finalismo, la salvezza, la predestinazione alla grazia...sono tutti concetti nati neanche con la predicazione di Gesù, ma con la strutturazione dell'apparato teologico del Cristianesimo.
Faccio un inciso: come diceva Montanelli, anche il più ateo tra di noi è profondamente cristiano, culturalmente cristiano; al punto di aver assunto strutture di indagine intellettuale inscindibili dall'influenza storica del Cristianesimo (questo lo aggiungo io, e sotto spiego perchè).
Noi siamo culturalmente condizionati a intelligere scopi e finalismi dietro a ogni angolo; per noi, il Diluvio Universale è la punizione mandata da Dio per il comportamento scorretto dell'uomo. Di questo, dobbiamo ringraziare 2000 anni di preminenza culturale della Chiesa Cristiana.

Prima della teologia cristiana e nei gruppi umani antichi, che ci hanno lasciato sufficienti testimonianze, non esiste affatto tutta questa attenzione alle dottrine salvifiche o finalistiche; non esiste, a dirla tutta, una vera e propria dimensione teologica nelle religioni antiche: in parole semplici, non sembra esistere la riflessione filosofica sulla religione. Esiste la religione (culto e organizzazione) e il complesso mitico, nient'altro.

In un contesto che non prevede finalismi accentuati o meccanismi salvifici di sorta, i corpi mitici assumono prevalentemente la funzione di spiegare il mondo "per-come-è". Dare un sostrato narrativo, e quindi facilmente comprensibile e memorizzabile, alla legittimazione del mondo per come è.

Non è banale come sembra. In realtà, questa risposta eziologica nasce da una domanda fortissima di sapore esistenziale: cosa è questo mondo? Perchè è così strutturato? Cosa ci facciamo noi, qui?
Mia visione personale, è che in fondo la risposta eziologica (il mondo è "ciò-che-è") rappresenti una anticipazione millenaria dell'esistenzialismo novecentesco.

Chioso con una considerazione di Sartre che ben s'adatta, secondo me, alla questione: l'uomo è contemporaneamente agente e vittima della dialettica dei suoi bisogni. Perchè, quindi, non estendere questo tipo di lucida analisi anche al mito?
Il mito non potrebbe essere, contemporaneamente, frutto e orientamento dei bisogni della comunità in cui si sviluppa? Della sua domanda esistenziale?

Adesso sì, che sono sicuro di avervi incasinato ancora di più i concetti, e ne sono contento! ^__^
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Re: Mito nordico
« Risposta #25 il: 11 Maggio 2007, 01:18:26 pm »
Mi spiegate i termini teleologica ed eziologica con precisione? Certo potrei girare wikipedia, ma penso che sarebbe piacevole per la conversazione sentirli qui :)

Teleologia: praticamente, vuol dire finalismo. Concezione finalistica di qualcosa.

Eziologia: è la spiegazione che legittima la natura di qualcosa (un racconto  mitico, un rito, un'istituzione...)

 :)

Zak
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Re: Mito nordico
« Risposta #26 il: 11 Maggio 2007, 02:00:35 pm »

Il mito non potrebbe essere, contemporaneamente, frutto e orientamento dei bisogni della comunità in cui si sviluppa? Della sua domanda esistenziale?

Sottoscrivo, penso sia una considerazione molto profonda  <8|
Raffaele
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Re: Mito nordico
« Risposta #27 il: 22 Maggio 2007, 11:04:56 am »
Ohi, al volo: per Sigfrido e le rune...non disperate, appena ce la faccio scrivo qualcosa!

Z.
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Re: Mito nordico
« Risposta #28 il: 14 Giugno 2007, 12:06:50 pm »
Wow!!!
Ma come diavolo fate a sapere tante cose?
O avete vite parallele, o leggete anche mentre dormite, e/o vi fate di internet o semplicemente io sono prpprio proprio un ignorantone! (sono gggiovane checcevoletefà! :-))

Comunque la discussione rientra nei miei interessi quindi seguirò con attenzione!
La pace è una menzogna, c'è solo la passione.
Attraverso la passione, acquisto forza.
Attraverso la forza, guadagno potere.
Attraverso il potere, guadagno la vittoria.
Attraverso la vittoria, spezzo le mie catene.
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Re: Mito nordico
« Risposta #29 il: 14 Giugno 2007, 12:52:16 pm »
Citazione
Fra le mie curiosità c'è la questione delle rune, in che periodo venivano usate? Ed erano un vero e proprio alfabeto? L'alfabeto runico Futhark è attendibile o è solo un invenzione?
Per quanto ne so le rune e l'alfabero runico sono una realtà storica.Il periodo dello sviluppo e della diffusione di questo tipo di scrittura simbolica viene collocato intorno al V secolo A.C.
(Ho personalmente visto una piccola stele in runico mi sembra al British a Londra.)

 In particolare l' Elder FutarK uno degli alfabeti piu diffusi e codificati è di origine germanica.
Prende il suo nome dai  primi simboli dell'alfabeto (FutarK), come il nostro alpha-beto (o QWERTY che originalità), e credo che sia composto piu o meno da una ventina di simboli. Queste non sono solo vere e proprie lettere ma simboli che riportano a significati piu genrici. Da quel poco che ne so la interpretazione di questi non ha un vero e proprio ordine grammaticale, ma un ordine piu logico dato dalla combinazione delle varie rune (un po come con gli ideogrammi o i geroglifici).

Una curiosità: Tolkien si rifà proprio a queste rune nelle scritte sulla mappa di Tohor nello Hobbit.

Riporto solo mie frammentarie conoscenze di profano e girovago apprese qui e là, invito chiunque a correggermi e/o a completare queste poche informazioni.
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