Autore Topic: Chimaera  (Letto 6578 volte)

Tetsuo

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Chimaera
« il: 25 Maggio 2007, 04:05:02 pm »
Antica Libreria Esoterica Chimaera,
via Margutta 23a/b

Due vetrine, cornici di ebano e vetri smerigliati scuri. Sulla vetrata più grande, quella senza porta per intenderci, la riproduzione del "Clair de Lune" di Mucha realizzata in preziosi intarsi di vetro colorato. La porta si apre con il suo immancabile campanello di metallo su un locale principale di discrete dimensioni, diciamo di quattro metri per quattro. La luce colorata che filtra attraverso i vetri esterni, giocando morbidamente su spiraleggianti motivi celtici e complessi nodi intrecciati di legni differenti, rivela a lato della porta i contorni di un antico e lungo bancone di ebano. C'è un vago odore di incenso misto a quello un po' resinoso dei vecchi mobili di legno e, ovviamente, di libri e stampe.
Alle spalle del bancone, scaffali e libri; uno spazio ricavato tra gli scaffali accoglie una stampa d'epoca che sembra proprio un originale, "Salomè - The Dancer's Reward" di Aubrey Beardsley. Sul bancone, a destra, è poggiata un'antica cassa di metallo brunito e decorato, con la manovella a lato che apre il cassetto per le banconote e l'importo degli acquisti è visualizzato  sul davanti da alcuni cilindretti che ruotando formano le cifre. Sul lato sinistro del bancone vi osserva, tranquillamente seduto sulla sua colorata scatola a molla, un grande burattino di legno e stoffa, una specie di giullare in calzamaglia con un bel cappello a due corna ornate da campanelle e dal largo sorriso sardonico e vagamente minaccioso.
La ragazza che dietro il bancone ci saluta con un lieve cenno del capo è senza dubbio molto bella, e di certo anche molto particolare: di carnagione pallida, se non addirittura lattea, presenta sul viso un trucco molto importante ed elaborato. Ha dei lunghi capelli neri e grandi occhi verdi di cristallo. Sulle labbra perfette ha del rossetto rosso vivo, mentre nero è il colore dello smalto delle sue lunghe unghie. Indossa un elegante corpetto di velluto rosso, forse un po' troppo audace, su quella che sembra essere una lunga ed ampia gonna nera. Appesa ad una lunga catenella d'argento, le scende sul petto una bellissima croce di granati. L’effetto un po’ retro è nel complesso molto raffinato e seducente. Con un distratto gesto della mano invita a guardarci intorno liberamente e subito dopo torna a sfogliare il libro che ha davanti, continuando a sorseggiare tranquillamente il suo thè. Ci voltiamo seguendo il suo invito.... 
La parete di fronte al bancone è totalmente costituita da scaffali alti fino al soffitto, stracolmi, di libri e di oggetti di tutti i tipi: pietre grezze, cristalli, amuleti di tutte le fogge e di tutti i materiali, mazzi di carte, tarocchi, bracciali, pendenti, portafortuna di tutti i tipi, collanine di ossa, bambole rituali, statuine orientali, maschere africane, conchiglie, pugnali, bruciatori di essenze, candele e candelabri, flauti di legno, fiori essiccati, insetti impagliati, poliedri di pietra e gesso, ecc. ecc.
Al centro della sala, sopra un pesante tappeto che ricopre praticamente tutto il pavimento fatto di vecchie assi di legno, è sistemato un ampio tavolino rotondo dal basamento a colonna molto slanciato. Sopra, su un pesante drappo di velluto scarlatto, posano alcune pietre e delle sfere di vetro di vari colori, accanto alle quali è adagiata una larga e tozza candela di cera nera che, a memoria d'uomo, non è mai stata vista spenta. Sotto la candela un pesante vassoio d'argento preziosamente istoriato ne raccoglie la cera fusa che, solidificandosi, assume sulla sua superficie strane forme, sinuose ed elaborate. Un osservatore attento a questo punto non mancherà di riconoscere nella intricata decorazione ricamata del tappeto, a stento illuminata dalle sottili lame di luce che filtrano attraverso le vetrate, l'Albero dei Sephiroth, in una delle sue più celebri rappresentazioni vittoriane.
Nella parete centrale, più o meno di fronte alla porta d'ingresso per intenderci, tra gli stracolmi scaffali di libri, si apre uno stretto arco ornato da una complicata cornice di legno intarsiata da strani motivi floreali alternati ad incisioni in quello che sembra un oscuro ed insolito alfabeto; una pesante tenda di velluto nero è drappeggiata a chiuderne parzialmente il passaggio.

Ma avviciniamoci ai libri e diamo pure uno sguardo alle varie etichette di ottone poste sotto i vari scaffali: Alchìmia, Arcani Maggiori e Minori, Magia Cerimoniale, Corpus Hermeticum, Ars Nova, Goetia, Steganographia, Theurgia Goetia, Ars Paulina, Almadel, Grimoires, Picatrix, Pymander. Due scaffali particolarmente ricolmi al centro riportano: Magia Enochiana, A' A' Arcanum Arcanorum, Ecclesia Gnostica Catholica, Golden Dawn, Ordo Templi Orientis, OTO Antiqua, Magia Thelemica, The Equinox, Liber Samekh, Vama Marg (Via della Mano Sinistra), Magia Sexualis, Ra-Hoor- Khuit....
Per autori, antichi e moderni: Agostino Steuco “Perennis Filosophia”, Guillalme Postel “De Orbis Terra Concordia”, Aurelius Fil. Teofrastus Bombastus (Paracelsus) “Filosofia della Natura”, Eliphas Levi “Dogme et Rituel de Haut Magie”, Valentin Tomberg-Urss  “Meditazione sugli Arcani Maggiori dei Tarocchi”, G. Kremmerz “Pragmatica Fondamentale”…
Più a sinistra: Quabbala, Sepher Ha Zohar, Sepher Yetzirah, Asch Metzareph, Gematria, Quabbala Qliphotica.
E poi in basso: Bhakti Yoga, Kundalini Yoga, Hatha Yoga, Mantra Yoga, Pranayama Yoga, Raja Yoga, Samadhi Yoga, Tantra Yoga, ecc. ecc. 

La nostra attenzione d'un tratto è attirata dall'ingresso di un grosso gatto nero, quasi enorme a dire il vero, che, accompagnato dal tintinnare del curioso ed elaborato campanellino che porta attorno al collo, oziosamente fa capolino da sotto i tendaggi che in parte chiudono il passaggio ad arco. I suoi grandi occhi gialli ci osservano per qualche istante, quasi con sufficienza, dopodichè, evidentemente per nulla impressionato e forse anche un po' deluso, se ne torna placidamente da dove era venuto. Notiamo che la soglia dell'arco è rappresentata da un'unica pesante pietra incastonata in terra, sulla cui liscia superficie sono profondamente incise alcune linee a formare una specie di glifo o disegno vagamente spiraleggiante. 
Incuriositi cerchiamo di dare uno sguardo oltre il velluto nero: il passaggio ad arco si apre con una serie di tre scalini discendenti su una seconda sala molto allungata, quasi una specie di lunga e spaziosa galleria dal soffitto a volta. Le pareti sono in pietra viva, il pavimento sempre in legno è coperto da grandi tappeti decorati. La luce, calda e soffusa proviene da una serie di lampade di vetro intarsiato applicate alle pareti a distanza regolare e da una serie di alte finestrelle che si aprono sull'esterno e che lasciano penetrare alcuni inclinati raggi di luce solare. Anche qui notiamo molti scaffali di libri, stavolta però tutti chiusi da vetrine. Questi libri sembrano molto antichi e fragili. Da un lato si vede un grande tavolo rotondo con delle sedie dall'alto schienale decorato. Sul tavolo c'è una grande scacchiera, i pesanti pezzi, scomposti in quella che sembra essere una partita ancora in corso, sembrano fatti di pietra nera gli uni e di avorio gli altri. Attorno, accostati alle pareti, ci sono alcuni alti candelabri in ferro battuto dalle numerosa braccia. Le candele sono spente.
Dall'altra parte della sala, dopo la serie di vetrine di libri, si trova una grande scrivania ingombra di libri e carte. Accanto a questa, praticamente sdraiato su un grande poltrona, i piedi sull'angolo della scrivania, notiamo un uomo. Ha i capelli brizzolati, indossa degli occhiali scuri ed è interamente vestito di nero. Le braccia ripiegate dietro la testa, sembra totalmente assorto nell'ascolto, visto che alle orecchie si notano delle cuffie collegate ad un qualche impianto stereo. Accanto a lui, sprofondato in un grande cuscino di velluto, notiamo sonnecchiare il grosso gatto nero di poco fa. La sua coda insiste sinuosa ad avvolgersi ed accarezzare l'asta di un lungo bastone di legno scuro poggiato lì accanto.
Percependo il nostro sguardo, il gatto solleva la testa e ci guarda quasi minacciosamente.
Un colpo di tosse da parte della ragazza al bancone ci ricorda di essere un po' più discreti.

               Con un po' d'imbarazzo ci rivolgiamo di nuovo verso gli scaffali e troviamo quella confezione di bastoncini d'incenso raro che eravamo venuti a comprare. Con il suo campanello la cassa accoglie i nostri soldi; il sorriso della ragazza ci accompagna congedandoci, mentre usciamo, tornando alla caotica realtà della città che per qualche minuto avevamo totalmente dimenticato.
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"Umpf! che seccatori!" - Jack si alzò dalla sua scatola di latta e ficcò il naso nella tazza di Angela - "Come fai a bere questa schifezza?!"
"Senti chi parla di seccatori..." Angela lo colpì leggermente sul naso di legno con uno stanco gesto della mano.
"Uffa lo dirò al Maestro" - si lagnò Jack, ridacchiando e barcollando.

In quel momento dalla cera fusa della candela nera raccolta sul vassoio d'argento si formò lentamente una piccola figura dalle vaghe fattezze umane. Dopo aver barcollato un pò, cercò a tentoni sul piano del tavolo finché non raccolse due piccoli sassolini di colori differenti. Una volta ben posizionati i sassolini nella cera ancora morbida del proprio piccolo volto, riacquistando così la vista, lo strano essere si calò con attenzione giù dal tavolo. Giunto a terra, si avviò con una goffa andatura caracollante verso l'arco, sulla soglia del quale, mettendo un piede di fronte all'altro, si mise a percorrere con attenzione le linee incise sulla grande pietra piatta, fino a chiudere tutto il disegno. Una volta finito, si precipitò giù dagli scalini fino ad arrivare ai piedi del grande cuscino di velluto dove riposava il grosso gatto.

"Bhè ti arredi? Hai capito che non puoi farcela contro di me! Ah ah!"  - cominciò a vantarsi l'essere di cera. Il gatto alzò di malavoglia il muso - "la partita non è ancora finita" - disse con voce lamentosa e miagolante - "non è mica colpa mia se siamo a corto da giorni..... guarda là, i miei pezzi stanno a malapena in piedi" - fece il gatto accennando con una grossa zampa alla scacchiera sul tavolo. Per tutta risposta i pezzi neri, e non solo i soliti pedoni piantagrane ma anche gli alfieri e perfino una delle torri più altezzose, cominciarono a lamentarsi sedendosi o sdraiandosi sulla scacchiera senza ritegno alcuno.
"In effetti hai ragione" - convenne con lui il perplesso essere di cera. Poi avvicinandosi all'orecchio del felino aggiunse con un sussurro lamentoso: "Il Maestro qui - accennando all'uomo con le cuffie, apparentemente rapito da ciò che stava ascoltando - non so... ultimamente ha perso un pò di colpi, mi sembra, qualora fosse possibile, addirittura più malinconico e spento del solito. Per esempio quanto tempo è che non si va a parlare con i morti eh? Un mese? Due mesi? Accidenti rimpiango proprio i tempi in cui all'alba si tornava a casa pieni di ampolle di Incubi, di Sogni Infranti e bottiglie intere di Paura e di Terrore.....
Sa i che ti dico? Sono proprio stufo!
Qui non trovo più stimoli…
Ho deciso di offrire i miei servigi ai quei due pazzi...
quelli là...
ma si dai, quei due spostati dei folletti Redcap..
"

A questo punto fulmineo calò il bastone, mentre il gatto rizzò il pelo e soffiò con rabbia: l'omino di cera venne passato da parte a parte rimanendo inchiodato sul pavimento. L'uomo si chinò lentamente verso l'essere che si torceva lamentandosi...
"Hai detto abbastanza" - un sussurro gelido, appena udibile.
L'uomo afferrò l'essere di cera e staccandolo da terra ne avvicinò la parte superiore, mozzata dal resto del corpo, verso il viso. La misera creatura si dibatteva ma nulla poteva contro quella stretta.
L'uomo sollevò leggermente gli occhiali scuri ed avvicinò la testa dell'essere ai suoi occhi dalle iridi giallastre. Una nera essenza impalpabile cominciò a fluire via dalla creatura e a
raccogliersi intorno alle dita dell'uomo. L'essere di cera venne presto totalmente consumato accompagnando la sua dipartita con un muto grido di terrore.
Il gatto nascose il muso affondandolo nel cuscino, mentre i pezzi degli scacchi schizzarono in piedi e, tesi e tremanti, si precipitarono tutti ai propri posti.
L'uomo diede l'impressione di non accorgersi di nulla; calmo si alzò, si rimise a posto gli occhiali scuri e si avviò aiutandosi col bastone verso la sala esterna. Tra le dita della sua mano sinistra si torcevano le volute di una fumosa essenza nera.
Arrivato al bancone vi si accostò: "Vieni Angela, non dobbiamo sprecare nulla". Il pupazzo Jack sgranò gli occhi eccitato.
La ragazza sorridendo si avvicinò all'uomo.
Questi portò le dita verso la propria bocca e soffiò dolcemente le nere volute di fumo verso il candido viso della giovane che inalò profondamente, socchiudendo gli occhi in estatica beatitudine.

 ?o:)
Tetsuo Kun
  - ferro -

OMNIA SUNT COMMUNIA