Autore Topic: Brutalità A Parte  (Letto 44833 volte)

FedFod

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Brutalità A Parte
« il: 08 Ottobre 2007, 09:38:48 pm »
Ecco l'anteprima di un altro racconto di FedFod ^^

BRUTALITA’ A PARTE  (scritto da Federico Foderaro)


Volavo. Nel sogno io volavo. Era bello, volare. Vedevo la città dall'alto e vedevo le persone in basso. Loro non mi vedevano, non avrebbero potuto. Questa consapevolezza mi rassicurava, mi faceva sentire protetto. Solo io potevo volare e nessuno mi avrebbe turbato.
Poi udii un colpo e subito dopo una voce brusca che mi intimava di alzarmi. Il sogno nella mia testa si dissolse come nebbia al sole, ed io mi ritrovai seduto sul letto. La luce filtrava dalle persiane abbassate e solcava la piccola camera con sottili linee gialle. L’aria era viziata e puzzava di sudore. Il Peso si trovava proprio davanti a me. Piazzato su quelle sue gambette tozze e robuste, con la cresta fucsia esageratamente alta ed un ghigno derisorio perennemente stampato sul faccione. Cribbio se si credeva un macho. – Che vuoi Peso? Stavo sognando... – Nemmeno gli chiesi come aveva fatto ad entrare.
- Non importa Antone. Alzati. Oggi è domenica. – Non ammetteva repliche, quindi dovetti alzarmi ed andai in bagno. Poi insieme lasciammo il mio modesto appartamento, sporco e trasandato come si addice ad un giovane che viva da solo.
 - Non capisco come mai tu ci tenga tanto a fare questa cosa ogni domenica – dissi al Peso una volta che fummo saliti sulla mia auto
– Lo sai che ti fa bene, e poi se non ci fossi io che ti porto a pescare una volta la settimana tu non vivresti per niente amico –
Dovetti convenire con lui, non sono mai stato un tipo troppo attivo. La pesca domenicale e qualche follia ogni tanto sono gli unici svaghi che spezzano l’interminabile noia dell’esistenza. Usciti di città prendemmo la statale che ci avrebbe portato al nostro posto segreto. Ci sono i pesci più grandi d’Italia in quella maledetta pozza d’acqua.
Non parlammo molto durante il tragitto; non siamo tipi loquaci ed inoltre ci conosciamo da così tanto tempo che le parole quasi non servono più. Quindi mentre guidavo mi misi a pensare alla mia vita, cosa che faccio piuttosto di frequente. Mi venne in mente una sera di qualche anno prima, in cui io e il Peso andammo ad una festa organizzata da un nostro compagno di scuola. Io non volevo andare, pensavo che non ne valesse la pena e la giudicavo una seccatura. Lui invece era convinto che sarebbe stato divertente. In effetti non sbagliammo nè io nè lui.
Il party si teneva a casa di questo tale, Alessio, poco fuori città ma già in aperta campagna. Io avevo il mio vestito più elegante, ed assomigliavo ad un imberbe lord inglese di fine ottocento. Il Peso come suo solito indossava quello che io chiamo “completo da barbone”. Arrivammo che la festa era già avviata da un pezzo. Dopo aver salutato il padrone di casa e stretto qualche mano appiccicosa mi diressi senza troppi complimenti al frigo-bar. La musica a palla, la calca di ragazzi e ragazze danzanti sommati alle luci da discoteca mi stordivano quasi completamente, ma non era un effetto sgradito. Sperai che gli alcolici facessero il resto e mi aiutassero a passare almeno quella notte senza dovermi preoccupare di nulla, senza un solo pensiero nella testa.
Il mio compare evidentemente aveva altri programmi per la serata. Dopo essersi scolato qualche birra di troppo, il Peso si era imprudentemente accostato ad una bellissima ragazza con i capelli castani e gli occhi azzurri. La riconobbi subito come la donna di Ken. Dovete sapere che questo Ken (in onore del ragazzo di Barbie, avete presente?) era un ragazzotto alto un metro e novanta, con corti capelli biondicci e sicuramente molti più muscoli che cervello. Militava nella squadra di calcio della regione e nel suo ambiente era praticamente temuto. Capirete che nel nostro di ambiente, fare uno sgarbo a quel colosso equivaleva ad un suicidio. – A quanto pare – pensai – il Peso ha decisamente bevuto troppo anche stasera. – Quindi appena ebbi afferrata la gravità della situazione mi diressi verso di lui, cercando di fare breccia attraverso la massa di corpi sudati degli adolescenti eccitati. – Peso – lo chiamai – puoi venire un attimo qui? – ed ammiccai verso il frigo-bar. Lui sorridendo con quel suo fottuto ghigno mi fece di no con la testa e riportò la sua attenzione sulla ragazza che aveva di fronte. Devo informarvi che il mio buon amico esercita un discreto fascino sulle ragazze, ed al contrario di me non si fa problemi nell’esercitarlo. In quel momento avrei proprio voluto incenerirlo sul posto, ma mi trattenni dal farlo. Stavo giusto per avvicinarmi ulteriormente alla coppietta quando con la coda dell’occhio vidi una montagna vestita di una camicia aderente completamente sbottonata avvicinarsi ai due reggendo un paio di birre nelle mani. Pensai che adesso eravamo veramente nei guai. Il Peso non sembrava essersi accorto di nulla e continuava imperterrito a dialogare amabilmente con la fanciulla, strappandole di continuo dei sorrisi lusingati. La situazione precipitò nel giro di pochi secondi. Non appena Ken avvistò la sua ragazza in compagnia di un pessimo soggetto come quello che le stava di fronte, emise una sorta di barrito e si lanciò a braccia protese contro il Peso. Non ebbi il tempo di muovere un muscolo. Ken stava sferrando un poderoso pugno diretto alla schiena del mio amico quando lui... scomparve. – Ok, adesso siamo veramente nei guai – fu tutto ciò che riuscii a pensare. Il pugno di quel pazzo furioso andò a vuoto e questi si trovò catapultato, a causa dello slancio, addosso alla sua ragazza. – Hey bello, non te lo ha insegnato la mamma che le ragazze non vanno nemmeno sfiorate? – il Peso si trovava ora di fronte a Ken che intanto si era agilmente rialzato in piedi con una luce omicida negli occhi. – Io ti ammazza bastardo! – e sferrò il secondo pugno al suo avversario, mancandolo clamorosamente. Si trovavano a quaranta centimetri di distanza e contro qualunque legge fisica lui lo mancò; da questo capii che il Peso ci stava andando giu pesante. Ken si guardò inebetito il pugno per un attimo, e fu un attimo fatale. Il mio compare approfittò della momento per sferrargli un pugno alla mascella perfettamente squadrata che si frantumò come se fosse stata di porcellana. Non era un colpo normale e sicuramente il Peso aveva agito sulla Eco per amplificarne gli effetti.  Ken cadde a terra come un sacco di patate e lì rimase, mentre il sangue sgorgava copioso dal suo mento inzuppandogli la camicia e il petto nudo. – L’hai fatta grossa stavolta! – gridai all’orecchio del Peso mentre scappavamo verso la mia macchina parcheggiata nel cortile. Lui si limitò a rivolgermi il suo solito sorriso enigmatico e a mettersi alla guida del mio mezzo. Quella serata la terminammo sdraiati sull’erba della nostra collina preferita, con una birra in mano a gua
« Ultima modifica: 11 Ottobre 2007, 01:46:59 pm da FedFod »
Federico
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Elric

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Re: Brutalità A Parte
« Risposta #1 il: 11 Ottobre 2007, 01:31:06 pm »
Citazione
Quella serata la terminammo sdraiati sull’erba della nostra collina preferita, con una birra in mano a gua...

okkio che manca un pezzo! Il forum ha un limite di caratteri...
"Io ti ammazza bastardo!" è un refuso?
"Il Metallo è un po' come mammà, devi amarlo e lui ti amerà"

FedFod

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Re: Brutalità A Parte
« Risposta #2 il: 11 Ottobre 2007, 01:39:14 pm »
Grazie Elric! Non me ne ero mica accorto... provvedo ad aggiungere la parte mancante e a correggere.
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Quella serata la terminammo sdraiati sull’erba della nostra collina preferita, con una birra in mano a guardare la Luna.

Arrivammo al nostro laghetto che erano quasi le undici del mattino. Scendemmo di macchina e presa l’attrezzatura imboccammo il sentiero che ci avrebbe condotti a destinazione dopo un’ora di camminata. Non si sentiva un solo rumore a parte il canto degli uccelli, l’aria era tersa e fredda contro la faccia e nei polmoni. Mentre camminavamo mi gustai il bosco che ci circondava, composto principalmente da vecchi castagni e da roveri che spandevano sul terreno umido un tappeto di colori caldi.
Mi girai verso il Peso – Quando si terrà il prossimo conclave? –
Ci pensò un pò su poi mi rispose – Ti piace proprio tanto chiamarlo così eh? Lo sai che in reltà è solo una squallida serata passata ad ubriacarsi e a bivaccare. Noi ascoltatori dell’Eco non abbiamo mai niente su cui discutere. –
« Ultima modifica: 11 Ottobre 2007, 01:48:44 pm da FedFod »
Federico
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