Autore Topic: Arcanum  (Letto 11194 volte)

Tetsuo

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Arcanum
« il: 12 Ottobre 2007, 10:33:45 am »
Arcanum

I pezzi sulla scacchiera erano riuniti in circolo, formando due cerchi concentrici: in mezzo i musicisti ed i ballerini, mentre tutto intorno erano sistemati gli spettatori che rapiti ascoltavano ormai da ore la stessa giga. La luce rossastra della Cerimonia che si svolgeva dall’altra parte della sala li raggiungeva angolata, a formare strani giochi di ombre sui loro corpi di ebano e d’avorio. L’Alfiere Nero aveva gettato a terra il suo mantello e faceva volare le mani sul liuto da dieci corde che portava a tracolla. Tre Pedoni, due bianchi e uno nero, sedevano a gambe incrociate, concentratissimi a non perdere il tempo con i loro tamburi, i sonagli e le nacchere di legno. Gli intricatissimi strumenti ad arco, un violino con una doppia tastiera e due strane viole dalle forme vagamente lascive, erano appannaggio dei due Alfieri Bianchi e della Regina Nera. Più al centro chiudevano il gruppo dei musicisti i suonatori di flauti e di corni: il Re Bianco, in equilibrio su una sola gamba, muoveva le lunghe dita d’avorio sui fori di un lungo flauto di legno intarsiato, alternando le proprie strofe con uno dei Pedoni Neri che gli faceva da contrappunto con un piccolo flauto dalla canna multipla e dal suono acuto. La Torre Nera soffiava con attenzione in un lungo corno d’ottone che le girava tutto attorno al corpo per terminare con un’ampia bocca ricurva che sembrava la corolla di uno strano fiore.
Nel centro della scacchiera, accompagnata dal battito delle mani degli spettatori, la Regina Bianca, i capelli sciolti e le vesti scomposte, danzava leggera e sorridente in ruote e giravolte, assieme ad uno scattante Pedone Nero che di certo non lesinava le forze, eseguendo salti ed acrobazie degne di un fauno.

La musica intensa, a dispetto delle dimensioni degli strumenti e dei piccoli musicisti che la eseguivano, avvolgeva tutta la lunga stanza dal soffitto a volta che costituiva la parte interna della Libreria Chimaera, Santuario e Rifugio del Maestro Ississ, Signore degli Sluagh. I flauti ed i violini, infatti, non accompagnavano solo la danza degli Scacchi ma anche quella più lenta e misurata che Angela stava compiendo intorno al largo Pentacolo.
Un complicato disegno di colore rosso scuro era tracciato sul pavimento al centro della stanza: si trattava di tre poligoni concentrici, i due più esterni erano a sette lati ed erano posti in modo tale che i vertici di quello più interno andassero a lambire il perimetro di quello esterno, proprio alla metà esatta dei lati di questo. Una tozza candela rossa era posizionata su ogni vertice della complicata figura geometrica. Il pentagono centrale conteneva al proprio centro un largo e piatto braciere di bronzo dai bordi bassi, totalmente ricolmo di una sostanza scura densa e ribollente che sembrava cera fusa. Angela era completamente nuda e danzando lenta e sinuosa si muoveva lungo le linee tracciate a terra, spostandosi da un angolo all’altro dei poligoni del Pentacolo. Una volta giunta ad un nuovo vertice delle figure geometriche, la ragazza si fermava inginocchiandosi di fronte alla candela accesa. A quel punto Jack, il misterioso burattino dal cappello a sonagli, le si avvicinava e con un lungo pennello che intingeva in una piccola coppa d’argento tracciava sulla sua bianca pelle dei piccoli disegni stilizzati di colore rosso intenso; strani simboli dall’oscuro significato. I segni sul corpo di Angela cominciavano subito a cambiare colore, passando da un rosso scuro ad un rosso acceso e luminoso, la cui luce aumentava d’intensità al passare del tempo. Il gatto Tamurello seguiva la danza facendo attenzione a leccare accuratamente le piccole gocce scure di inchiostro di sangue fatato che ogni tanto cadevano dal corpo della giovane, mentre questa si muoveva dolcemente da una sosta all’altra.
Ississ era seduto su un cuscino di velluto al centro del Pentacolo, proprio accanto al largo braciere piatto; sul polso sinistro si notavano alcuni profondi tagli che ancora stillavano del sangue denso e scuro. Alcune gocce di sudore rigavano il suo dorso nudo. Una corta spada dalla lama simile ad una foglia allungata e ricoperta di rune, giaceva al suo fianco. Ad ogni sosta di Angela, quando con il sangue dello Sluagh un nuovo glifo le veniva disegnato sul corpo nudo, Ississ aggiungeva alla cera fusa una goccia di un luminoso liquido bluastro che attingeva da una strana ampolla di cristallo multicolore.
La cerimonia durava già da tempo ed il percorso era quasi ultimato: il corpo della giovane, infatti, era ornato già da molti di quei glifi sul ventre, sui glutei, sul seno, sulla schiena, ed altri ancora, appena visibili tra le ombre agitate proiettate dalle fiamme delle numerose candele.
Per l’ultima volta Angela si fermò inginocchiandosi: Jack intinse il pennello nel liquido scuro e con perizia tracciò un complicato disegno a spirale sulla caviglia sinistra della ragazza. Una volta finito il disegno, la giovane si inchinò, prese il pennello ed il calice dalle mani di legno di Jack, si alzò e lentamente si portò accanto ad Ississ, inginocchiandosi stavolta di fronte a lui.

Gli Scacchi smisero di suonare e di danzare e tutti si portarono sul bordo della scacchiera per osservare meglio quello che stava succedendo alla luce incerta delle candele. Il silenzio era rotto solamente dal crepitare di quelle piccole fiammelle e dal soffuso ribollire della cera.

Dopo un istante di silenzio, Ississ parlò in freddo sussurro:
< Declama il tuo Nome e la tua Ascendenza e Pronuncia la Formula >.

Angela chiuse gli occhi, alzò il calice con il sangue dello Sluagh e lo portò alle proprie labbra. La luce calda delle fiamme creava ombre sinuose che danzavano sul suo corpo nudo. Dopo aver bevuto, la giovane porse il Calice ad Ississ che bevve a sua volta. Alla fine la ragazza pose lentamente il Calice a terra, tra le ginocchia appena dischiuse; un rivolo di sangue scuro le scese lungo il mento ed il collo, perdendosi tra le ombre dei suoi seni. Fu allora che con voce ferma e limpida disse:

< Sopra, l'azzurro gemmato è il nudo splendore di Nuit;
Lei si piega in estasi per baciare
gli ardori segreti di Hadit:
Il globo alato,
 il blu stellato.

Io sono Nuit
 e la mia parola è sei e cinquanta.
Dividete, addizionate, moltiplicate e comprendete.
Io sono la figlia del Tramonto con le palpebre blu;
 io sono la nuda brillantezza del voluttuoso cielo notturno.

Tutto è mio.

Per volontà del mio Maestro Ississ, Signore degli Sluagh,
Protettore dei Fiori Silenti,
Custode del Sangue di Cristallo,
Araldo del Re d’Inverno,

Ordino…

per il Patto delle Lame,
per il Ghiaccio che trafigge,
per la Fiamma che pietrifica,
per Incubo e Delizia,

per Imperitura Promessa,
 per Scongiuro delle Ombre,
per la Morte che Rinasce,

la Luna, Madre Oscura,  permettendo,

Perchè siamo il sussurro nel buio.
Perchè veniamo dalle Ombre.
Perchè andiamo nella polvere.
Perchè è il vento della notte che scorre nelle nostre vene.
Perché è il verme che pulsa nella nostra testa.
Perché è il Serpente che parla attraverso le nostre bocche.
Perché è il Lupo che guarda attraverso i nostri occhi.

come in Alto
così in Basso,

in questa Notte, Quarta del  Mese di Marte,
dal Crepuscolo fino alla Rossa Aurora,
la Corte dei Fiori Silenti si aprirà
>.

Angela bevve ancora dal Calice. Poi intinse il pennello e si mise a tracciare, uno per uno, sul petto del Maestro, quegli stessi disegni che le ornavano il corpo. Tracciava i simboli uno alla volta: non appena terminava di disegnarne uno questo stesso svaniva dal suo corpo, per poi scomparire lentamente anche dal torace di Ississ per fare posto al successivo. I minuti passavano in silenzio: i verdi occhi di Angela non si staccavano mai dal viso del Maestro, quasi che il suo sguardo luminoso potesse attraversare la seta nera della benda di Ississ e raggiungere gli occhi ciechi e terribili dello Sluagh.
Jack e Tamurello osservavano con attenzione come a poco a poco il corpo nudo della ragazza andava ripulendosi tornando a risplendere alla tenue luce delle candele. Per ultimo svanì il disegno a spirale dalla caviglia sinistra di Angela, non appena essa lo ebbe tracciato con precisione sulla pelle di Ississ. Con un leggero bacio sulle labbra del Maestro, Angela terminò il Rito e indossato di nuovo il suo leggero vestito nero in silenzio si allontanò di un passo ed attese.

Raccolta la corta spada, lo Sluagh si alzò in piedi e la sistemò alla cintura. La luce delle candele danzava sul petto e sul volto del Maestro: le sue labbra si mossero, ma il sussurro era così debole che nemmeno l’udito felino di Tamurello riuscì ad afferrare qualcosa.
Nel piatto braciere al centro del Pentacolo la cera nera smise di bollire; con un’onda circolare che dal centro proseguiva verso l’esterno, la superficie del liquido scuro divenne liscia ed oleosa.
Dopo un istante di silenzio, Ississ vi si avvicinò sporgendo il corpo in avanti, quasi ad affacciarsi sulla nera superficie, come se questa celasse chissà quali profondi abissi.

<Il Varco è aperto…> un sussurro come il sibilo di una lama. 
Angela si accostò allo Sluagh prendendogli la mano.
<Sei pronto Jack?> Ississ girò il volto cieco verso il burattino di legno che stava sistemando al proprio fianco un lungo spillone appuntito a mò di spada.
<Sono pronto> rispose il burattino con un largo sorriso, avvicinandosi al bordo del braciere.
Ississ pose la mano destra sulla superficie nera. Questa dapprima si mosse rigidamente, come se fosse vagamente plastica, poi lenta ed oleosa cominciò ad avvolgere la mano dello Sluagh, mentre questo vi immergeva a poco a poco tutto il braccio.
Jack fu più rapido, si sedette sul bordo e, tappandosi il naso con una mano e portandosi l’altra al cappello a sonagli, si lasciò cadere di schiena nel denso liquido nero, scomparendo velocemente alla vista.
Angela rimase in piedi tenendo ancora nella sua la mano sinistra di Ississ, mentre questo cominciava a scavalcare il bordo del braciere.
<Maestro?...>  disse la ragazza dolcemente.
Lo Sluagh, seduto sul bordo del braciere con entrambe le gambe immerse ormai nel liquido nero, si fermò voltandosi verso di lei.
<La benda… Non vi servirà…> aggiunse la giovane quasi timidamente.
<È vero…> Sussurrò Ississ sfilandosi la benda di seta nera, facendo attenzione a non aprire gli occhi.
<È che vorrei essere cieco anche dall’Altra Parte…> disse lo Sluagh, mentre si immergeva, trattenendo fino alla fine la mano di Angela, che si schiuse dolcemente solo quando, per ultime, le dita di Ississ scomparvero definitivamente in quelle oscure profondità.
Tetsuo Kun
  - ferro -

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