Autore Topic: Irlanda AD 1024 - Prologo, Parte Seconda  (Letto 8473 volte)

Tetsuo

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Irlanda AD 1024 - Prologo, Parte Seconda
« il: 09 Aprile 2007, 08:21:01 pm »
Laig Linn, Contea di Wexford,
Skargrene, piccolo villaggio sulla costa.



<Madre, che cosa c’è? Che cosa hai visto?>.
Il vento dilatava il mantello della ragazza, ne agitava il cappuccio nella pioggia fine e compatta come un sudario.
<Ombre> La voce di Erwei, giovane moglie di Grunnar.
<Tenebre calano con il vento dell’Ovest>.
<Guarda!...>.
<Li ho visti>.
Torce nella pioggia sul crinale, simili a lucciole morenti. Dietro le torce, ombre a cavallo. Ombre di ferro.
Donagh, fratello di Murrogh, figlio del grande Re Brian, veniva a mettere a ferro e fuoco le terre dei vassalli di Mael’Morda, Re del Meath. Veniva a saccheggiare e distruggere le terre ed i villaggi degli uomini del nord mentre i guerrieri nemici, ignari, marciavano per unirsi alle schiere dei vichinghi di Dubh Linn.
Il Principe dei Gael veniva ad uccidere e a devastare ora che a difesa rimanevano solo donne, vecchi e bambini.
<Ho paura madre>.
La ragazza si strinse forte ad Erwei.
Giù nella valle già si udivano le prime grida di allarme. Donne fuggivano dai miseri campi. Qualche uomo troppo anziano o troppo giovane correva alle armi. Gli uomini di ferro galoppavano giù dal fianco della collina, dilagando tra i campi come lupi nella pioggia.
Erwei dopo alcuni istanti di silenzio si riscosse.
<Presto in casa, prendi tua sorella Igrid e nasconditi nella dispensa, nella buca dietro la vecchia botte>.
<E tu che farai madre?>.
<Non temere per me, fai come ti dico, nasconditi e cerca di non far piangere la piccola>.
Rientrate in casa le due si chiusero la pesante porta di legno dietro le spalle mentre già grida e suoni di battaglia si alzavano sempre più alti.
<Presto! Presto!> Erwei aiutò Frann a prendere Igrid, avvolta nella sua piccola coperta, e la spinse verso la dispensa. <Va! Corri! Nascondetevi e non venite fuori qualsiasi cosa succeda!>.
Assicuratasi così delle figlie, Erwei si avvicinò al focolare e prese l’ascia. La vecchia ascia di Grunnar, ascia ad una sola mano, manico di quercia, lama intaccata dagli anni ma ancora affilata. Una vecchia arma che il norreno ormai non portava più con sé, ma sempre valida e micidiale se impugnata da mani capaci.
Erwei si accostò alla finestra. I gael erano nel villaggio, avanzavano gridando, abbattendo con le spade e con le asce chiunque si facesse loro incontro.
Erwei si ritrasse. Ombre veloci superarono le sue finestre.
Ombre e torce, ferro e fuoco.
La legnaia accanto alla casa stava bruciando tra cupe spirali di fumo.
Qualcosa pestò violentemente contro la porta.
Poi grida e passi si allontanarono.
Fumo cominciò ad addensarsi e a filtrare sotto la porta.
Di nuovo Erwei si fece forza e guardò fuori.
Due vecchie in mezzo al fango piangevano accanto ad un corpo straziato, piangevano alzando le braccia al cielo. Un guerriero coperto da pelli di lupo si avventò su una di loro. L’altra tentò di fuggire. Un cavaliere l’inchiodò alla schiena con la propria lancia contro la parete della legnaia.
Altri colpi contro la sua porta.
Colpi violenti, determinati. Il legno scricchiolò penosamente.
Erwei si abbassò bilanciandosi sulle gambe, spalle alla parete accanto alla porta, le mani in posizione sul manico di quercia. Scosse il viso per scacciare le lacrime dagli occhi. Cercò di controllare il respiro.
La porta cedette all’ennesimo urto. Una figura apparve barcollando sulla soglia, brandiva una spada insanguinata.
La lama di Erwei scattò sibilando.
La testa del gael si aprì, taglio obliquo sotto la fronte. L’elmo di cuoio e piastre ferro saltò assieme ad un pezzo di cranio. Una nuvola di sangue e materia grigia. Il guerriero celta crollò tra gli spasmi.
Erwei si ritrasse, ascia in pugno, le mani ed il viso spruzzati di sangue.
Braccia possenti attraverso la porta, braccia come tronchi le strapparono l’ascia dalle mani. Un pugno di pietra si abbatté sul suo viso. Naso rotto, labbra spaccate. Erwei cadde a terra accecata dal dolore. Rumori di passi pesanti intorno a lei. Un gael le sferrò un calcio al centro del torace. Costole si spezzarono. La sollevarono proiettandola sul tavolo. Tre figure ghignanti intorno a lei, guerrieri possenti come orsi, feroci come lupi. Emanavano fetore, un misto di sterco di cavallo, cuoio marcio, sudore rancido. Erwei tossì una boccata di sangue.
Il gael dai capelli rossi le sventrò la gonna di pelle. Un altro strappò il resto dei suoi vestiti. Occhi bramosi contemplarono le cosce lattee ed i seni rosei. Mani come morse le inchiodarono le braccia al tavolo. Erwei aveva il viso straziato rivolto verso il soffitto di travi, gli occhi tumefatti, semichiusi. Il Rosso le divaricò le gambe, Erwei non si mosse, non cercò di lottare. Il guerriero si frugò tra le gambe mentre un rivolo di saliva gli colava dalla bocca avida.
<No! Nooooooo! Fermi!.....Madre!> Frann, un involto tra le braccia, il viso di un pallore mortale, gli occhi dilatati.
I due che reggevano le braccia di Erwei si avventarono verso la ragazza imprecando.
La luce del focolare d’un tratto si abbassò.
Poi le fiamme presero vita…..
<Non loro. Non in questa casa. Non le figlie di Grunnar>
Una voce modulata, profonda come il richiamo di un corno da caccia.
Le fiamme presero vita, lame di cristallo lucente balenarono sibilando.
Il primo dei due guerrieri caricò, giubba slacciata, capelli lerci, la corta spada protesa.
Una lama ricurva falciò. Rapida, troppo rapida. La gola del gael si aprì fino alle vertebre, sangue ruscellò copioso sul pavimento.
Le fiamme si ritrassero.
La luce si attenuò.
Il secondo gael furente e sbalordito grugnì qualcosa al suo compagno. Questi si allontanò da Erwei, mazza chiodata in pugno, gli occhi di un pazzo.
I due avevano raggiunto il centro della sala, scavalcando il corpo del compagno ucciso. Cercavano, folli di rabbia e di terrore.
Respiro pesante. I loro piedi scivolavano sul legno fradicio di sangue scuro.
La luce del focolare tornata normale, illuminava soltanto la ragazza appoggiata ad una delle pareti, pietrificata dal terrore e la giovane donna priva di sensi sul tavolo.
I due si scambiarono uno sguardo attonito
Dopo pochi istanti il silenzio venne rotto di nuovo.
Fiotti di fiamma viva calarono dal soffitto, emersero dalla pietra del pavimento, presero forma dalle stesse braci del focolare.
Fiamme dalle vaghe fattezze umane. Fiamme e lampi di luce riflessa su lame di cristallo.
I guerrieri cercarono di combattere ma vennero letteralmente sommersi dal fuoco stesso che aveva preso vita. La spada e la mazza ferrata colpirono a vuoto, le fiamme si fecero strada nutrendosi di stoffe, cuoio e carne. Le loro grida soffocarono in breve in cupi e spenti gorgoglii.
Le fiamme si ritrassero: i corpi dei tre gaelici ridotti a scuri grumi di cenere.
Si ritrassero quasi tutte.
Frann tremante e sconvolta osservò con meraviglia.
Le due creature più piccole avvampavano letteralmente ed impugnavano spade dalla lama ricurva che sembravano fatte di cristallo luminoso. Lunghe membra, pelle lucida, come ricoperta da milioni di squame policrome. Lunghi occhi gialli dalle pupille sottili. La terza era più alta, una ragazza con lingue di fuoco vivo tra i lunghi capelli, indossava un vestito scuro che non bruciava, sebbene fosse lambito anch’esso dalle fiamme.
La ragazza di fuoco sembrava fluttuare a pochi centimetri dal suolo.
Non emetteva alcun calore.
Frann si riscosse, evitò le creature e corse verso Erwei che giaceva immobile sul grande tavolo di legno.
<Madre! Madre!... > La ragazza le prese le mani, ma erano inerti.
<Non puoi più nulla per lei ora… – la voce melodiosa – la sua Via prosegue altrove, per altri sentieri. Voi verrete con me, e la mia Promessa sarò stata onorata >
Frann ascoltò, ma non capì. <No! No!... Madre! Madre mia!>
Una mano luminosa si posò delicatamente sulla spalla della ragazza. Ella dapprima si ritrasse, ma c’era qualcosa in quel tocco di fuoco che non bruciava:
conforto,
calore,
pace....
I suoi occhi si fecero pesanti.  Strinse forte a sé la piccola Igrid, ma le membra, invase da un irresistibile torpore, cedettero improvvisamente.
Qualcosa o qualcuno la afferrò…
Tetsuo Kun
  - ferro -

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