Autore Topic: This is Spartha!  (Letto 116686 volte)

Zaknafein

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Re: This is Spartha!
« Risposta #15 il: 14 Aprile 2007, 12:48:11 am »
:D
Secondo me questa emoticon è stata creata appositamente su richiesta del Fra'
<8|  #:| <8|

No, è l'emoticon che l'ha chiesto a Silvio.  ~D|

Il Fra, l'uomo che non deve chiedere mai...  :D
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Zaknafein

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Re: This is Spartha!
« Risposta #16 il: 14 Aprile 2007, 12:50:57 am »
sono molto entusiasta della proposta del Fra'   <8|

Abbrava!  :)

Citazione
Concordo con Alex e trovo interessante approfondire la vita quotidiana e l'organizzazione sociale degli uomini e delle donne...
Come dice Fra': stay tuned!  :DD
e quindi Sto salvando dei links...

Bene, bene, uscirà un lavoretto simpatico su Sparta. :)
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Re: This is Spartha!
« Risposta #17 il: 15 Aprile 2007, 02:04:14 am »
Io, invece, (a parte gli skerzi sulle donne spartane, che come quelle odierne e di sempre, la davano ai forestieri mentre i mariti erano fuori in guerra e ad "ammucchiarsi" tra loro la notte...) mi interesserebbe approfondire il discorso sull'Agoghè (anche se nel film viene chiamata erroneamente Agogè), cioè l'iter formativo dei bambini e futuri Spartiati (soldati):

"Gli Spartiati rischiavano la vita fin dalla nascita, se i neonati, infatti, presentavano delle malformazioni, o erano giudicati troppo gracili, venivano esposti sul Taigeto e lì lasciati al freddo ai lupi. Superata questa prova erano allevati in casa fino ai sette anni, dopo di che le famiglie li consegnavano alla città.
A sette anni si era pronti per l'agoghè, vera e propria accademia militare. I bambini erano divisi in gruppi detti branchi e a loro capo era posto un ragazzo più adulto chiamato mandriano. Come unico lusso era loro concesso un mantello, da portare sia d'inverno sia d'estate, se si pensa che la notte sul Taigeto, dove avveniva gran parte dell'addestramento, la temperatura scende regolarmente sotto zero, e che i ragazzi erano rasati e costretti a stare scalzi si comprende che ben poco conforto poteva recare tale indumento.
Era inoltre dato loro poco vitto, quanto bastava a farli sopravvivere, la pietanza principale era il brodo nero, maiale(poco) servito con sangue ed aceto. Si racconta che quando riferirono la ricetta ad un sibarita questi esclamò "ecco perchè agli spartani nulla importa della morte". Dioniso di Siracusa fece venire da Sparta un cuoco per prepararglielo, assaggiatolo il tiranno lo trovò disgustoso, lo"chef" rispose che per gustarlo davvero era prima necessario tuffarsi nell'acqua dell'Eurota: il fiume che passava vicino alla città.

A dodici anni l'addestramento diventava ancora più duro. Giunti a venti anni i ragazzi erano sottoposti ad un durissimo rito di passaggio. Sull'altare del tempio d'Artemide era disposta una gran quantità di formaggio, difesa da giovani più adulti, armati di fruste, gli iniziandi dovevano accaparrarsene quanto più possibile. La naturale competitività, lo sprezzo del pericolo, l'animosità degli armati di frusta, cui era raccomandato di non impietosirsi, facevano si che alcuni ragazzi si ferissero gravemente o addirittura morissero.
Altra particolare istituzione era la Kripteia, della quale entravano a far parte solo i migliori, coloro che sarebbero divenuti gli 007 di Sparta. Il loro addestramento consisteva nell'aggirarsi nei boschi, armati di coltello, assalendo gruppi d'iloti che tornavano dal lavoro e sterminarli fino all'ultimo uomo.
Il poco cibo fornitogli spingeva i ragazzi a rubare, erano anche incoraggiati a farlo, se scoperti erano severamente puniti, ma non per aver commesso il furto, bensì per l'essersi fatti scoprire.
L'educazione spartana non verteva tanto sul leggere e sullo scrivere, quanto sulla musica e la danza, necessarie per acquisire un ritmo che si rivelava utile nelle battaglie. A venti anni si poteva partecipare ai syssiti, pasti presi in comune con i propri commilitoni, utili sia a cementare il legame fra i soldati, ma anche, e soprattutto, come messo in luce da Platone, ad evitare i conflitti sociali e generazionali."

Qualcuno vuole contribuire?
« Ultima modifica: 15 Aprile 2007, 02:06:05 am da Spartano »

La vera forza di uno spartano è il guerriero al suo fianco

Zaknafein

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Re: This is Spartha!
« Risposta #18 il: 15 Aprile 2007, 11:27:16 am »
Ok, quindi approfondiamo anche la parte dell'addestramento militare (militare-culturale, anzi) degli Spartani.

Figata: secondo me ci verranno fuori più serate. 8)
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Re: This is Spartha!
« Risposta #19 il: 15 Aprile 2007, 09:14:43 pm »
Ecco cosa diventavano gli spartani che sopravvivevano all'Agoghè. Qui alcune fonti sugli opliti (i fanti pesanti) e le loro tattiche militari (la Falange sopra ogni cosa).

http://www.warfare.it/tattiche/opliti_spartani.html

http://www.warfare.it/tattiche/tattica_oplitica.html
(questo parla della falange greca in generale ma con riferimenti agli spartani)

« Ultima modifica: 15 Aprile 2007, 09:16:41 pm da Spartano »

La vera forza di uno spartano è il guerriero al suo fianco

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Re: This is Spartha!
« Risposta #20 il: 18 Aprile 2007, 02:50:57 pm »
A proposito di "Rispetto & Onore"

“Licurgo espone i benefici dell’educazione” Caesar Van Everdingen, 1660 Alkmaar, civico museo dell’arte”  Agli inizi dell’età classica, è come se la polis spartana avesse preso coscienza del suo essere nella storia, volendo evadere per mezzo delle legge licurgea da un imbuto gravitazionale, da una fase di paralisi spirituale in cui l’epoca dell’epos l’aveva relegata.Come se intorno al settimo secolo le strette pendici del monte Taigeto e le aspre rive dell’Eurota fossero diventate per Sparta simbolo di un mondo privo di senso, un mondo dove il retaggio bestiale, le forze ingovernabili della natura, la paura delle grandi belve libere nelle notti gonfie di agguati ancora dominavano l’intima coscienza degli uomini. E’ proprio in questo momento a cavallo tra l’epoca dell’epos, dell’immaginazione mitica e quella del successivo trionfo della razionalità filosofica sulla cultura prerazionale che l’ethos, il kosmos lacedemone viene alla luce sottoforma di un nuovo “spirito del tempo”.In questa metamorfosi da una coscienza collettiva nebulosa, non dissimile da quella delle altre città greche contemporanee, a un ordine spirituale superiore mai più ripetutosi nel corso del tempo si coglie il definitivo affermarsi del laconismo: un gruppo di uomini e donne che solidariamente si volge verso la propria epoca, in cerca di un destino superiore, di una missione ultraspirituale, in aperta ribellione contro la disumanità, l’incompiutezza dell’era arcaica.
La polis lacedemone nella sua comunità, e non più il singolo uomo come nell’epos omerico, compie un passo esistenziale gigantesco ritenendo di potersi elevare oltre i limiti della propria condizione meramente umana, verso una dimensione ultraterrena, facendo cadere il velo dell’indominabile per accedere ad una nuova forma dell’essere, ponendosi in rapporto alla totalità del mondo, non più succube ma capace anch’essa al pari del divino, di plasmare le cose volute da quelle informi, quelle spirituali da quelle materiali. In Sparta terreno e ultraterreno sono categorie mentali che perdono senso, non esiste separazione categorica tra il “dio aristotelico, immutabile sempre salvo dal nulla” che produce l’ordine della natura e in essa produce l’uomo, e dall’altra parte gli esseri umani, succubi, inermi, passivi. L’uomo di Lakeidemon si pone in rapporto di continuità, di proiezione, con il divino, vedendo se stesso come l’inizio di un preciso disegno spirituale, di cui la storia della città diventa depositaria e custode. La rivendicazione mitica della propria discendenza dalla stirpe divina degli Eraclidi ne è la proiezione metapoietica in seno alla coscienza collettiva. Così come la sedimentazione del divino nella struttura inconscia di Sparta avviene a livello iconico con la raffigurazione degli Dei sempre e solo armati, a immagine della condizione perennemente militare della città: è quindi lo spartano che plasma la divinità a propria somiglianza, non più viceversa. I Lacedemoni interpretano questo diritto-dovere di trascendenza come una continua tensione al valore, come una vita da spendere interamente nella ricerca dell’onore, ovvero nel valore ultraterreno per eccellenza, l’unico inespugnabile dalla sorte, l’unico inattaccabile dalla calunnia e indenne dalla malattia, l’unico al riparo dai guasti della vecchiaia, a differenza dell’arte, meravigliosa ma instabile; della bellezza, ambita, ma caduca; della salute preziosa, ma fragile e comoda preda della malattia.
Per Sparta l’onore ha la forza di vincere le forze gravitazionali di segno opposto che spingono l’uomo verso la mediocrità e la bassezza, precludendogli la dimensione del transfinito. A chi si immola nel valore e nel sacrificio, la comunità spartana concede una dignità divina, una sorta di immortalità del suo io ideale, una trasfigurazione nell’infinito distacco di una dimensione eroica di cui l’intera polis si fa portavoce. “Quando si trema ogni valore è spento… l’onore questo è il merito vero, questo il premio migliore”; così cantava il poeta Tirteo nei suoi distici elegiaci di esortazione. Tuttavia, il pathos, la tensione utopica non può prescindere nella psiche collettiva di Sparta dal richiamo all’essenziale, all’autentico, in una sorta di ambivalenza di natura junghiana, tale per cui il sogno collettivo ascendente non può realizzarsi senza una forza opposta di richiamo alla sfera della concretezza e dell’autenticità. Il passaggio dall’immensamente grande all’immensamente piccolo, avviene senza traumi, attraverso i valori della sobrietà, dell’altruismo, di una coscienza politica improntata alla ricerca della solidarietà reciproca, all’amicizia cameratesca fra eguali. Come se l’elevazione al valore non potesse fare a meno di un bilanciamento solido e concreto per evitare di trasformarsi in una sterile e puerile fuga dalla realtà. E’ proprio grazie alla costante educazione al valore, all’addestramento continuo alla virtù, che l’identità, l’ethos lacedemone può perpetuarsi ininterrottamente per oltre cinquanta decadi. Lo spirito di coesione, il senso della dignità collettiva, la finalità ascendente sopravvivono di generazione in generazione, trasfondendosi per mezzo dei principi educativi.Ecco allora che l’eccellenza pedagogia della gioventù diventa il fulcro del laconismo, il nucleo centrale della sua essenza proprio perchè i giovani assurgono a portafiaccole del “ethos” spartano attraverso il tempo. Così la giovinezza diventa qualcosa di duttile e molle, tale per cui in quelle menti tenere e limpide la tensione al valore si imprime come i sigilli si imprimono nella molle cera, diversamente dagli uomini adulti, bastoni ormai ricurvi, ruote di carri per sempre curvate dal tornio, pietre incavate dal corso del fiume; ferro e bronzo consumati dal continuo contatto delle mani; ormai incapaci di mutare se stessi, di riacquistare la forma rettilinea d’un tempo. Il sistema culturale e ideologico spartano si presenta allora ai giovani come una continua fucina di principi educativi, di orientamenti di vita fondati sull’esortazione alle virtù, sull’eroismo patriottico, sull’esercizio della coerenza nell’eleganza della misura, sul rigore dell’addestramento marziale, sul sacrificio del singolo per il bene di tutti. Emblematico è il passo mitologico riportato da Plutarco, secondo cui, Licurgo servendosi di due cuccioli avrebbe mostrato il senso più alto dell’educazione spartana: il primo allevato secondo i principi del rigore, non appena liberato si sarebbe avventato su una lepre in fuga; il secondo, educato in base ai principi della dissolutezza e dell’indifferenza si sarebbe seduto ai piedi di una ciotola, aspettando. Ecco perché alla nascita nessuno avrebbe fasciato il piccolo spartano, e una volta bambino, nessuno gli avrebbe fornito più di una tunica per tutti i dodici mesi dell’anno. La notte poi, avrebbe dormito su un freddo giaciglio di canne, affinchè la rinuncia e il sacrificio diventassero per lui fonte di energia, di forza d’animo, di desiderio di conquista. Per cena avrebbe mangiato una semplice brodaglia nera appena sufficiente a placare l’appetito, affinché nella ristrettezza del cibo prendesse coscienza dei propri limiti corporei, imparando a dominarne le sue pulsioni, gli istinti più reconditi. Durante la notte non avrebbe fatto uso di torce, ma in balia dei lupi e delle intemperie avrebbe attraversato l’oscurità delle tenebre, affinché le paure svanissero in nulla davanti ai suoi occhi spalancati, trovando la forza di vincerle dentro di sé. Il giovane spartano non si sarebbe inchinato davanti a re o imperatore che fosse, quand’anche l’ufficialità della cerimonia lo avesse richiesto, perché il suo modus vivendi lo poneva al di sopra di chiunque altro, al là di ogni carica, di ogni titolo, di ogni falsa ipocrisia. Non avrebbe mai bussato a una porta, chiamando invece l’amico per nome affinché in ogni istante non venisse a mancare il rispetto verso i propri pari, e a ciascuno di loro fosse riconosciuta la massima importanza. A sette anni sarebbe entrato in caserma, godendo di libera uscita solo una volta alla settimana, affinché la limitazione costante della vita privata lo inducesse a comprendere il supremo valore della libertà; realizzando come l’affermazione del proprio sé non potesse prescindere da quello degli altri, come l’amore individuale potesse convivere e rafforzarsi solo attraverso lo spirito collettivistico e cameratesco. In caserma avrebbe imparato a marciare inquadrato senza l’aiuto dei flautisti, fino a manovrare perfettamente nei ranghi, facendo sì che la consegna degli ordini impartiti divenisse una disciplina interiorizzata; che il rispetto delle norme nascesse dalla loro reale condivisione, e non dalla paura di successive sanzioni; credendo nella legge come dovere morale, unico mezzo a disposizione per il raggiungimento di un obiettivo comune di autoelevazione. Con quotidiani esercizi avrebbe imparato a usare spada e giavellotto, a lanciare il disco, a tirare con l’arco, sottoponendosi ad estenuanti gare di resistenza, osservando come nell’accrescimento della propria abilità potesse ritrovare accresciuta l’efficacia del suo impegno, acquistando fiducia nella propria abnegazione ed audacia, ormai pronto a sostenere ogni sfida, a vincere lo scoramento, la voglia di piegarsi, di abbandonarsi davanti alle mete più difficili. In palestra si sarebbe sottoposto a durissimi allenamenti per migliorare il vigore e l’armonia del proprio corpo, rendendolo simile alle immagini marmoree di atleti e divinità, simbolo in carne e ossa dell’energia interiore trasmessa all’organismo fisico da una volontà cristallina, paradigma ideale delle bellezza interiore che si riflette nelle qualità fisiche ed estetiche del corpo umano. Periodicamente avrebbe deriso con altri camerati dei nemici condotti ubriachi in caserma, mostrati pubblicamente nella loro bassezza, nella loro infamia di vita condotta nel vizio e nella dissolutezza, schiavi di principi sovvertitori e corruttori della virtù, di prostitute di poco costo; dissipando il proprio tempo nelle crapule; nel gioco dei dadi o nei bagordi, nei vizi più dissoluti, nei piaceri sregolati e servili. Ma il punto più alto del percorso educativo lo spartano lo avrebbe raggiunto divenendo educatore di se stesso, maestro e padre di sé, sforzandosi di porsi al livello di bravura e di perfezione morale dei più grandi predecessori, ricordati nelle musiche e nei canti di guerra degli opliti. Avrebbe allora educato se stesso emulando e superando le loro gesta, i loro comportamenti più belli, divenendo altrettanto irreprensibile sotto il profilo della condotta morale, eccellente sul piano dell’esperienza per essere fonte e radice di elevazione per la collettività intera, esempio vivente per tutte le nuove generazioni, condividendo insieme a loro la cena, facendosi cedere il posto, raccontando le proprie esperienze, i propri sbagli, le proprie vittorie. Ecco allora che lo spirito del laconismo, l’ethos di sparta, trovando la sua autentica rivelazione nell’elevazione al valore della gioventù, emerge chiaramente alla luce della liturgia, dei simboli, e dei riti della cerimonia di iniziazione dei giovani guerrieri al tempio di Artemide Orthia. Atto supremo del loro percorso educativo, le reclute avrebbero sopportato la pubblica fustigazione pur di diventare Iranes, ovvero uomini soldato, guerrieri dai martelli vermigli, dallo scudo con la grande lambda. Dal fondo della piazza tra le case basse ricoperte di calce si sarebbe aperta la folla gremita per far largo al corteo, alla testa i sacerdoti avvolti in candide vesti con il capo fasciato da lunghe bende di lana, gli araldi e i loro serventi, poco dietro gli eguali in marcia a passo cadenzato, vestiti di tuniche e di mantelli rossi carminio. Con rapida conversione si sarebbero disposti lungo quattro file, fermandosi contemporaneamente nel loro marziale splendore, scudo contro scudo, facendo ala alle guardie reali dalle armature decorate, ai due re, agli educatori. Dopo il sacrifico alla dea Artemide si sarebbero spalancate le porte del tempio e al suono acuto dei flauti, i cinque efori avrebbero chiamato ad uno ad uno i giovani chiedendogli di salire la scalinata del tempio, a segnare metaforicamente l’inizio di una trasfigurazione interiore ed esteriore, un’ascensione sul piano del pensiero e della moralità, un aprirsi verso il non limite del cielo. Afferrati per le braccia e fustigati sotto la grande statua armata della Dea, avrebbero resistito fino allo sfinimento, ubbidendo alla radicata legge interiore dell’onore, come se fosse un atto dovuto, un atto necessario per potersi liberare da una condizione di inferiorità esistenziale e riconoscersi anch’essi come “eguali” attraverso l’immagine del proprio sacrificio riflessa nell’iride dei loro genitori, dei loro fratelli più grandi. In quel corpo prostrato ai colpi di una frusta, sopportata eroicamente, talvolta fino alla morte, ritroviamo l’eco di un verso tratto dall’ “Agamennone” di Eschilo: “nella sofferenza vi è la conoscenza”, ovvero nel sacrificio portato all’estremo vi è quanto più nobile possa concepire l’anima umana: la volontà di osare, la volontà di essere. Con quella lucida perseveranza che resiste ai colpi della frusta l’anima dello spartano esce dalla propria finitudine, arrampicandosi sul fronte dell’essere, liberandosi pienamente. Qui si concentra tutta la tensione metafisica del laconismo.

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Re: This is Spartha!
« Risposta #21 il: 18 Aprile 2007, 03:29:17 pm »
Sembra interessante ma è troppo lungo tutto attaccato, senza separazioni di paragrafo, mi è di difficile lettura. Mi sa che me lo copio su un doc word e lo formatto prima di leggerlo
Raffaele
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Re: This is Spartha!
« Risposta #22 il: 18 Aprile 2007, 06:49:19 pm »
Allora...ho letto il testo postato da Spartano.
L'autore scrive senz'altro bene, è suggestivo magari, però attenzione.

Non è uno storico, e non ne presenta alcun approccio. Anche quando, nella migliore delle ipotesi, fosse riuscito a ricostruire alcune degli aspetti sociali, intellettuali, politici o umani di Sparta, quello che scrive rimane comunque una ricostruzione totalmente personale ed ideologica.

Per dirla più chiaramente: 'sto autore sta proiettando nella sua ricostruzione di Sparta solo quello che, in sostanza, ci vuole vedere.
Tutto quello che dice si basa solo su esili evidenze storiche. Il resto, è quello che lui ama vedere nel mito di Sparta.
Non uso a caso la parola "mito".

E' profondamente scorretto agire secondo questi criteri; senza scomodare alcuni orrori della storia del Novecento, vi ricordo la reinterpretazione che il Fascismo fa della storia di Roma antica.
Interpretazione che, nel migliore dei casi, è totalmente irrispettosa nei confronti di Roma stessa, interpretazione volta a consacrare il Fascismo negli anni della sua stessa affermazione.
Per dirla più semplicemente: come il Fascismo ha ricostruito il "mito" di Roma antica, a sua immagine e somiglianza per propaganda.

Le cose scritte da questo autore ricalcano, in sostanza, questo procedimento: sono ricostruizioni ideologiche di Sparta, non storiche.

Ora, vediamola sotto la profilo della buona fede: se io voglio mandare un messaggio profondo, comunicare qualcosa, posso anche usare a mio piacere le storie dei Jedi; uso i Jedi come metafore, per parlarvi dei valori che voglio, di quello che mi pare.
Certo, mi potreste dire, coi Jedi rischio meno e tutto sommato, parliamo di una serie di film.
Magari, questo signore ha voluto fare lo stesso con Sparta: usare a proprio piacimento il mito di Sparta, per comunicare dei valori e dei pensieri.
Su cui essere d'accordo o meno, questo poco mi interessa; però non sta facendo una ricostruzione storica attendibile.

Adesso, per completezza, guardiamola sotto il profilo di una fede...un po' meno buona: questo signore è un rappresentante di una nota forza politica attuale, legata ad altrettante sotto-correnti più o meno ufficiali, più o meno legali.
Magari questo autore usa Sparta antica per veicolare i suoi pensieri politici, per fare propaganda, per ritornare ai gloriosi e italici valori del manganello facile...
Che io, Zak, sia in chiaro disaccordo politico con questo signore, non ce ne può interessare di meno.
Che invece questo autore pieghi la storia a un uso politico attuale...forse un po' di più.
Anche se qualcuno può condividere le sue idee politiche, credo che l'azione del nostro signore, in questo caso, sia un po' più...furbetta, diciamo.
Soprattutto, non è una vera ricostruzione storica (focus, questo, del prossimo appuntamento dei Curiosi Sgualembri).

Ultimo chiarimento:

sia ben chiaro che apprezzo molto l'interesse di Spartano a postare qui sopra quel lungo intervento, e non lo stigmatizzo affatto; semmai, ha fatto nascere delle riflessioni interessanti e sempre utili. :)
Quindi grazie SpartanZ  8) e...

...è solo la mia visione.
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Re: This is Spartha!
« Risposta #23 il: 18 Aprile 2007, 07:39:08 pm »
Mi dispiace ammetterlo, Capitano, ma sono in completo accordo con quanto da te scritto dal punto di vista ideologico-strumentale. Per quello storico non ho fonti attendibili.
Ho colto anche io il "cameratismo" che permea l'articolo, che comunque mi è piaciuto per il buono che io ho potuto ricavarci per me ;)
"E' l'idea di...."
Stiamo sull'onda delle ipotesi, del fanatismo, ma come il TAO insegna, colgo il bene nel male (e viceversa). Il lavoro è tutto nostro. Anche il peggiore dei Maestri ci può insegnare qualcosa (ad esempio come "non insegnare"  :P ).
Comunque mi piacerebbe confrontare con altri articoli "storici" quanto riportato dal nostro appassionato paladino/autore.

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Re: This is Spartha!
« Risposta #24 il: 18 Aprile 2007, 08:13:39 pm »
Adesso, per completezza, guardiamola sotto il profilo di una fede...un po' meno buona: questo signore è un rappresentante di una nota forza politica attuale, legata ad altrettante sotto-correnti più o meno ufficiali, più o meno legali.

Citazione da: Shadowchaser
Uhm, scusa mi sono perso. Non parliamo del testo di Caesar van Everdingen (del 1660) suppongo, ma dell'autore degli altri due link?

Ah ho recuperato il testo originale e ho capito chi è l'autore, ora mi è chiaro
« Ultima modifica: 19 Aprile 2007, 01:33:00 pm da - Ramingo - »
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Re: This is Spartha!
« Risposta #25 il: 19 Aprile 2007, 12:25:57 pm »
Stavo per postare ma Francesco ha colpito nel segno, dicendo tutto quello che c'era da dire.
Intervento davvero esemplare.  8)


Zaknafein

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Re: This is Spartha!
« Risposta #26 il: 19 Aprile 2007, 04:16:49 pm »
Mi dispiace ammetterlo, Capitano, ma sono in completo accordo con quanto da te scritto dal punto di vista ideologico-strumentale.
E perchè ti dispiace?! Nun vedi che bravo regazzetto che so'? :D
Citazione
Stiamo sull'onda delle ipotesi, del fanatismo, ma come il TAO insegna, colgo il bene nel male (e viceversa). Il lavoro è tutto nostro. Anche il peggiore dei Maestri ci può insegnare qualcosa (ad esempio come "non insegnare"  :P ).

Infatti, è sempre terreno buono per buone riflessioni. Grazie ancora per averlo postato.

Citazione
Comunque mi piacerebbe confrontare con altri articoli "storici" quanto riportato dal nostro appassionato paladino/autore.

Hmm...quel che uso io è prevalentemente cartaceo, e ve lo porto direttamente dal vivo. Appeno ho sottomano qualche buon articolo dalla rete, o comunque in word o formati vari, lo posto. Però non è semplicissimo.
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Ginevra

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Re: This is Spartha!
« Risposta #27 il: 24 Aprile 2007, 05:52:17 pm »
Ciao!
Vi segnala un libro "SPARTA" scritto dallo storico Ernst Baltrusch di Berlino.
E' sintetico ma molto interessante. E alla fine del libro ci sono consigli per approfondimenti e una bibliografia molto ampia. Il volume ricostruisce la  storia, società e cultura dell'antica Sparta dal X secolo al 146 a.C. La prima parte segue lo sviluppo storico della città dalla fondazione attorno al 900, con la creazione del sistema politico e militare attribuito a Licurgo, all'ascesa di Sparta come potenza egemone in Grecia. La seconda parte affronta tematicamente l'organizzazione della vita sociale di Sparta. Gli ultimi capitoli trattano gli anni della lega del Peloponneso e della guerra contro Atene e la successiva decadenza di Sparta come potenza indipendente. Il volume si chiude con un capitolo dedicato al mito di Sparta nella cultura europea.
 #:|
Barbara B.
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Zaknafein

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Re: This is Spartha!
« Risposta #28 il: 24 Aprile 2007, 05:59:19 pm »
Sembra uno sviluppo molto classico e fruibile, lo comprerò, anche se non credo ci siano grandi innovazioni alla critica storiografica.
Alle volte è semplicemente bello, poter leggere le stesse cose presentate in chiave più moderna o leggermente modificata. :)

Z.
At last, stars.

Ginevra

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Re: This is Spartha!
« Risposta #29 il: 24 Aprile 2007, 11:19:52 pm »
..porterò il libro a Verbania.. ;)
Barbara B.
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