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La Scherma e le altre Arti Marziali

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Spartano:
Mi piacerebbe porvi una domanda (e per il momento vorrei limitarmi solo ad ascoltare, qualora ci fossero risposte):

quali differenze notate tra la Scherma che praticate in Sala e le altre Arti Marziali nella misura del DARE del praticante? Non mi riferisco infatti ad un discorso tecnico, che vedrebbe già troppe differenze fra le ALTRE Arti Marziali stesse, parlo piuttosto del messaggio che la Scherma, per come la praticate in Sala, vi è giunto e vi ha fatto capire che è l’Arte che fa per voi, per ciò che sentite in grado di DARE piuttosto di un’altra di quelle più conosciute e praticate nel nostro Paese.
Mi rivolgo sia a chi ne ha praticate altre in passato, sia solamente a chi ha solo un’infarinatura generale acquisita come “spettatori non-praticanti” (tutti sanno cosa sia il pugilato, no?) e abbia dei preconcetti, giusti o meno, su di esse.
Intendo riferirmi alle differenze (se ne trovate) che vi potrebbero comportare uno specifico approccio alla pratica, mentalità del praticante, impegno fisico e psicologico, finalità, ecc. diverso da quello che immaginate o sapete sia PIU’ legato ad un’altra Arte Marziale o Sport da Combattimento (ring).

Qualcuno si cimenta?
Diego

- Ramingo -:
Io faccio un piccolo tentativo, premettendo che non faccio arti marziali da tempo immemore e che anche quando l'ho fatte erano in un piccolo paese e quindi una esperienza molto limitata rispetto a quello che si possa magari trovare con un bravo maestro qui a Roma.

Sono arrivato alla Sala un anno e mezzo fa, prima a Romics, poi una prima lezione pre-natalizia in cui c'è stato un caso (raro) di assalto libero in sala, poi a Gennaio in concomitanza con il primo meeting nazionale romano (era il primo, giusto?), e ho avuto subito un impatto particolare.

Prima di tutto non era niente di quel che temevo fossero le lezioni di scherma medioevale dai racconti di amici (gente che si prendeva a vangate con spranghe di ferro, fondamentalmente). Ho notato massima serietà, attenzione alla sicurezza con protezioni e riscaldamento adeguato, tentativo di approfondire il discorso non solo dal punto di vista dell'arte marziale in se, ma anche dal punto di vista storico, e niente veniva presentato come 'Il Verbo Assoluto' che pioveva dal cielo dal saggio maestro, ma come il frutto di studi, ricerca, pratica (o in alcuni casi, come la striscia, anche anni di tradizione), insomma non una tradizione in cui tutto è ratificato ma come qualcosa da scoprire continuamente ed esplorare, con maestri, prevosti ed allievi più anziani come guida ma che richiedono un percorso personale che spinge ad un continuo uso del raziocinio e dell'analisi critica (su se stesso e di riflesso anche sul resto). (Su questo punto però potrebbe esserci vicinanza con le altre arti, se praticate con bravi maestri e in una età della ragione, non so)

Ma, se devo dire la mia impressione sulla fondamentale differenza tra questa "arte marziale" e le altre, è questa:
Nelle altre arti marziali che ho visto (e un po' praticato) l'attenzione di ciascuno sembra spostata sempre sul perfezionamento fisico, tecnico, ed eventualmente mentale e spirituale del singolo, nella preparazione (in alcuni casi almeno) a combattimenti in tornei dentro o fuori la sala. E' l'Artista Marziale, con i suoi gradi di preparazione ben precisi, che mira a realizzare il proprio massimo potenziale, ma il resto del mondo sono più potenziali avversari o 'colleghi' (non uso compagni per un motivo preciso) di studio che altro. Inoltre le arti sono potenzialmente utilizzabili per infliggere sul serio del male alle persone attorno a noi, cioè sono realmente impiegabili nella vita di ogni giorno. Insomma c'è competizione, aggressività, individualità.

Nella scherma invece il duello o l'assalto libero non necessariamente è uno contro uno, innanzitutto (anche se in quei rari esempi che ho visto, ho notato pochissimo 'gioco di squadra', se permettete una nota da esterno), non è il fine ultimo dell'allenamento, ma solo un momento ulteriore di confronto (e si, competizione tra singoli, ma che inizia e finisce nella durata degli assalti) e crescita, gestita quindi dai contendenti con onestà nel segnalare i colpi ricevuti e rispetto per l'avversario. Il fatto che non si possa andare a colpo pieno e non ci sia quasi mai un reale contatto fisico, oltre al fatto che si usano armi potenzialmente letali, inoltre, limita l'aggressività di tutti, e ci si ritrova invece in un esercizio di concentrazione e autocontrollo. Detto altrimenti, di Volontà, in cui il primo nemico siamo noi stessi.
Infine, un po' per l'immaginario collettivo, un po' per il modo di praticare nella sala d'armi, quando negli esercizi uno contro uno o gli allievi più esperti ci correggono, ognuno con la propria esperienza, indole e bagaglio tecnico, un po' anche per il fatto che è praticabile in assalti di mischia e non solo in duelli uno contro uno, la sala diventa più una (non ridete, so che può suonare buffo o fanatico, non vuole essere né l'uno né l'altro) Confraternita d'Arme, senza però gli aspetti deleteri che si ritrovano in confraternite militari oggigiorno (nessuno di noi si sporca le mani di sangue).
Se dovessi, in maniera molto semplificativa, usare tre termini rispetto a quelle che ho usato nelle altre arti marziali, userei collaborazione, autocontrollo e ... fratellanza? trovate un termine migliore

Questi sono i miei limitatissimi 2 cent, dal basso della mia esperienza :)
 

Alex:
Non sono sicuro di aver compreso bene la domanda.
Ci stai chiedendo se e quali differenze ci sono, per noi, nell'approccio alla Scherma rispetto a quello che abbiamo (o avremmo) avuto praticando altre arti marziali?
Se è questa la domanda, mi sento molto vicino a quanto esposto da Raf (Ramingo), ma rispetto ad essa vorrei fare alcune precisazioni (parlo sempre per me, naturalmente!).
Inizierei col distinguere tra sport, arte marziale e pratica sportiva/marziale con finalità di ricerca storica.

Lo sport ha finalità puramente agonistiche. Un nuotatore è un nuotatore, e un nuotatore forte non è più consapevole di sè di uno meno forte (tant'è che basta riempirlo di doping e ottenere un nuotatore ancora più forte). Anzi, spesso un inadeguato controllo di sè porta alla rovina anche i più grandi campioni (Maradona è solo l'ultimo esempio).
Lo sport è appiattito sulla pratica fisica, e tutto il resto o viene da una spinta personale o non è fornito dallo sport in quanto tale.

Un'arte marziale ha invece origini ben diverse.
Pur non essendo un esperto in materia, ho conosciuto e parlato con diversi artisti marziali, e nel momento in cui si insegnano delle tecniche per offendere e per difendersi, diventa NECESSARIA una consapevolezza di sè (pensiamo solo alla capacità di offendere che non viene data al primo che passa).
Naturalmente per sopravvivere l'arte marziale ha bisogno di una dimensione sportiva, ma benchè questa sia la più pubblicizzata, non è la più importante.

Au contraire, quel che noi facciamo è sostanzialmente una pratica marziale con finalità di ricerca storica: cerchiamo, tramite la pratica del "try & error" di capire se quello che facciamo abbia avuto un fondamento storico.
In questo ci distinguiamo di molto dalla pratica sportiva (l'aspetto agonistico è inutile con queste finalità in mente) e marziale (non dobbiamo duellare, nè dal vivo, nè su una pedana, ma capire come si duellava).
Certo, nel farlo dobbiamo essere quanto più possibile realistici, ma non dobbiamo esserlo ad ogni costo, altrimenti saremmo nel 1700 o su una pedana da scherma sportiva. :)

I miei 2 cents!

Spartano:

--- Citazione da: Alex - 16 Aprile 2007, 03:08:15 pm ---Non sono sicuro di aver compreso bene la domanda.
Ci stai chiedendo se e quali differenze ci sono, per noi, nell'approccio alla Scherma rispetto a quello che abbiamo (o avremmo) avuto praticando altre arti marziali?

--- Termina citazione ---

E' esatto, Alex.

- Ramingo -:
Poi, dopo aver buttato il sasso nello stagno, ti farai avanti anche tu, vero?  :P

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