Ciao a tutti,
sono 15 giorni che, nei momenti liberi, penso a come rispondere a questo thread...
La questione è estremamente complessa, e tenete conto che è al centro di un interminabile dibattito tra gli esponenti del settore della scherma storica. Per questo motivo, ritengo sarebbe estremamente interessante organizzare una serata a tema, con cena annessa e chiacchierata epocale...perchè, credetemi, c'è tanto da dire e considerare, e un forum non basta!
Quindi, con un Maschio scarica-barile degno d'ogni Presidente che si rispetti, lascio l'organizzazione della stessa al plenipotenziario Ministro per le Attività Interne con delega agli Eventi Associativi, l'egregio sig. Gerth, che presto accomoderà l'evento!
Nel frattempo...
Solo qualche punto.
Striscia.
Per tagliare la testa al toro (porello, sempre lui...), vi do qualche cenno sulla politica associativa in merito alla discussione sovracitata: siamo partiti nel 2001 con l'idea di far parte di una Tradizione Vivente (con maiuscole d'obbligo), in particolare relativa a una scuola di Striscia perfettamente conservatasi e trasmessa, intonsa, come era stata vissuta più o meno fin dal XVIII secolo; accanto a questo, studiavamo le altre armi come ricerca storica.
Negli anni, per tanti motivi, abbiamo reputato di approfondire quello che chiamavamo "Striscia" (che dovremmo chiamare spada italiana, in vari casi), e di "spostare" l'arma nel campo della ricerca storica. Per attenerci a qualcosa di concreto abbiamo approfondito una particolare trattatistica, che ci ha fornito basi sufficienti per ricostruire un sistema almeno attendibile; i buchi presenti nella trattatistica (son sempre libri, non persone...) sono stati colmati col confronto con altre arti armate, e soprattutto coi concetti (quelli fondativi, indubitabili) insegnati ancora da alcuni vecchi (e/o molto preparati) insegnanti di scherma sportiva.
Da tutto ciò deriva l'equazione, per noi attualmente praticata di: Striscia = Scuola Napolitana = Ricerca Storica.
Le altre armi da noi studiate hanno, invece, sempre fatto parte della ricerca storica.
In questo momento, l'Associazione non si occupa di studiare sistematicamente (ovvero, proporre in corsi comuni) alcuna arma che si rifaccia a una tradizione diretta ininterrotta; riguardo quest'ultime, segnalo che si tratta principalmente di spada, fioretto e sciabola classiche, insegnate quindi con un'impostazione che la moderna scherma ha abbandonato da un bel po'.
(Per chiarezza: chiunque abbia frequentato gli ambienti della scherma sportiva sa che, tra maestri, ci sono numerosissime interpretazioni della disciplina, che spaziano dall'impostazione più classica a quella più moderna. In particolare, la maggior parte dei maestri insegna alcune cose che potrebbero esser definite molto classiche insieme e sullo stesso piano di altre molto sportive. In sintesi, non c'è alcuna unità interpretativa; e non c'è nemmeno in sede di esame ufficiale...)
Ora: "tradizione" che vuol dire? O meglio: che cosa ci interessa esprimere con "tradizione"? Letteralmente, la tradizione è qualcosa che cambia nel tempo; in senso lato, oggi ha assunto un significato conservativo...quindi l'opposto.
Per rispondere, torno all'Associazione.
Cosa facciamo noi?
Quando cominciano i corsi del primo anno di "Striscia", che chiamiamo così per brevità espositiva, lavoriamo tanto su basilari comuni a tutta la scherma di punta, quanto sulle nozioni specifiche della scuola napolitana (che, ricordo, rappresenta il nostro corso "monografico", la nostra ricerca storica); già col secondo anno, è possibile passare alle azioni specifiche della scuola napolitana, utilizzandone peraltro il linguaggio corretto.
Tuttavia, la scuola napolitana non rappresenta affatto l'acme della scherma di striscia (o se preferite, della "scherma di spada italiana principalmente di punta ma anche di taglio, pure se di meno in proporzione, anche se presente più spesso sul terreno che non nelle sale
" !), perchè altri maestri l'hanno perfezionata ed evoluta, mantenendone caratteristiche morfologiche quasi invariate fin per oltre un secolo (quindi, seconda metà dell'Ottocento).
Inoltre, a causa della diretta filiazione Striscia-spada italiana-spada moderna e della loro contiguità morfologica, molte azioni usate anche oggi (o perlomeno, nell'impostazione classica della scherma moderna) sono direttamente derivate dalle tecniche più antiche, e pertanto facilmente adattabili alle spade precedenti.
Ora...sarebbe saggio privare gli allievi della possibilità di apprendere giochi molto più elaborati, tecniche più efficaci, in nome di una presunta "filologicità"? Secondo me, no.
Allora, per risolvere l'annosa questione, s'è deciso per un principio di attendibilità tecnica da una parte, e di chiarezza comunicativa dall'altra, ovvero:
- <<ragazzi, questa tecnica è propria della scuola napolitana, e bla bla bla...>>
- <<ragazzi, questa è una tecnica più tarda, ma si adatta benissimo e migliora il vostro gioco in assalto libero, basta che lo sappiate...>>
In effetti ogni maestro ha cercato di migliorare le tecniche insegnategli, e non solo di conservarle, a seconda dello strumento che aveva in pugno. La differenza sta nel fatto che, a un certo punto, caduto il duello, si è arrestato il processo...che è stato assorbito direttamente dalla scherma sportiva.
Però, in assalto, ci troviamo con la spada in pugno; ovvero con un oggetto con precise caratteristiche morfologiche. Allora l'obbiettivo dell'assalto diventa far funzionare al meglio quel particolare strumento.
Cosa scongiura, quindi, la libera invenzione di tecniche fantasmagoriche?
Semplice: non funzionano alla prova dei fatti.
Il combattimento di scherma può essere riassunto in molti modi, ma se usiamo i termini della scherma, Tempo Misura Velocità e Tattica sono parametri neutri e universalmente validi, facilmente riscontrabili.
Altra questione: la tecnica (fantasmagorica o meno) deve essere funzionante per ME, per le MIE caratteristiche fisiche e attitudinali, o per un metodo didattico che vada bene per tutti?
Anche qui, altra scrematura...