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La tradizione

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Target:
Allora, provo a riassumere… L’altro giorno in sala è uscito un interessante spunto di discussione: cos’è la tradizione?
Noi tutti siamo ben consapevoli di impegnarci in un’attività che è per definizione obsoleta  :o (uso consapevolmente una parola forte e provocatoria). Nessuno – purtroppo  ^-^ – va più in giro con una striscia allacciata al fianco e non risolviamo più le questioni d’onore con la spada. Le armi stesse sono obsolete, sappiamo benissimo che se un uomo con la spada incontra un uomo con la pistola l’uomo con la spada è un uomo morto. Allo stesso tempo cristallizziamo artificialmente le nostre armi ad un certo livello di evoluzione: la due mani di Achille Marozzo non è quella di Fiore dé Liberi, c’è un secolo e mezzo di differenza, così come tra la striscia del 1610 e quella del 1760 (e qui abbiamo un secolo e mezzo di metallurgia…) sono tra loro differenti. Per forza di cose abbiamo dovuto mettere un punto da qualche parte. Sull’equipaggiamento dobbiamo ancora di più “forzare la tradizione” – dico qualcosa che non condivido  <:X – scegliendo di usare un misto tra protezioni moderne da scherma e protezioni da skate, per non parlare delle scarpe da ginnastica...
A questo punto si scatena il dibattito: stiamo veramente ricreando la tradizione? Potrebbero esserci molte interpretazioni, ma fondamentalmente le posizioni possono essere:

1) No, stiamo sbagliando. Dovremmo usare riproduzioni il più possibile simili agli “originali”, scarpette leggere e vestiti di tela/cuoio… E lavarci una volta al mese in maniera tale da usare anche le armi chimiche :-).
2) Stiamo sbagliando, ma è troppo costoso/complicato reimmergerci alla perfezione nell’atmosfera del periodo.
3) Stiamo facendo rinascere una tradizione, non ributtandoci pedissequamente nel 1630. Le tradizioni si evolvono (tradizione, dal latino traditiònem derivato da tràdere = consegnare, trasmettere) e si modificano nel tempo, e noi non stiamo facendo altro che prendere un ramo che si è seccato e aiutarlo a rinascere, mantenendone lo spirito ma sfruttando i tre secoli di tecnologia che sono passati (mejo la ginocchiera in kevlar da skate che quella martellata d’acciaio  ;) e costa pure un decimo!).
4) Siamo fighi e combattiamo con le spade! Siamo dei tecno-cavalieri che usano (useranno) strisce fosforescenti di ceramica, maschere dipinte a colori vivaci e la musica di Matrix in sottofondo!

Ho semplificato, me ne rendo conto, ma credo che sarebbe interessante aprire una discussione partendo da queste basi… Che ne pensate?

P.S. Si vede che cerco di mascherare la mia impeditaggine in sala con l’attività nel forum?  ^-^

Target:
(mantengo separati i post per chiarezza).
Fondamentalmente seguo il punto 3), ma non mi dispiacerebbe fare anche qualche incursione nel 4).
Trovo la cristallizzazione della tradizione filosoficamente ed eticamente sbagliata. Prima di tutto perché è totalmente contraria allo spirito stesso di un’arte marziale intesa anche come ricerca e perfezionamento. Ad esempio, se Francesco scopre un movimento che è una figata, funziona benissimo ma non è riportato da nessuna parte e comincia ad insegnarlo questa è un’evoluzione, e IMHO fa perfettamente parte dello spirito della tradizione. Un Maestro del ‘600 avrebbe fatto lo stesso, e noi avremmo ammirato la cosa come parte della tradizione. Se io indosso dei pantaloni traspiranti (ok, neri… ::)) che mi evitano il surriscaldamento dopo tre minuti di passeggio o qualcuno inventa una maschera in ceramica trasparente ultraleggera con 3500 N di resistenza, che problema c’è? Forse non è più scherma? Secondo me lo è, eccome. Il fatto che noi stiamo usando armi non più in uso da un paio di secoli non significa minimamente che la tradizione non sia viva (vabbé, ho esagerato, diciamo che è in rianimazione) e vitale, o che almeno stiamo provando a renderla tale. Non usiamo le armi olimpiche e la pedana perché si allontanano dallo *spirito* dell’arte marziale Scherma, rendendola uno sport, ma non per consapevole luddismo.
Anche per questo non mi dispiacerebbe, sia pure con intenti in parte “pubblicitari”, fare qualche incursione nel punto 4): ho sempre pensato che gli spadaccini fossero implicitamente molto “rock” – inteso nel senso di Celentano – e credo che trasfondere lo spirito di questi tipacci di tre secoli fa nel XXI° secolo potrebbe anche implicare musica all’avanguardia (Mozart era “rock”), vestiti sgargianti (D’Artagnan anyone?) e comportamento sfrontato, anche se non è strettamente necessario… E sarebbe divertente inventarci il Gangsta Fencing O0 O0 O0, con le Spade Bastarde di ceramica dipinte tipo skates…
Ma forse sto un po’ esagerando. Un minimo di sobrietà è opportuno, essere troppo flamboyant alla fine è out.
Attendo (speranzoso) altre opinioni, magari qualcuno riterrà interessante questo mio delirio...

Alessandro:
Qui non stiamo parlando della tradizionale sagra degli arrosticini di Fermo,che per quanto perfetta nella sua pura essenza,alla fine delle fiere rimane comunque invariata.

Qui noi tutti dovremmo cercare di apportare alla tradizione stessa un filamento d'umanità e di divulgazione sociale che permetta ad essa di continuare a migliorarsi.
Rimanere statici su dogmi basati sulla complessità di tutti i parametri esistenti in materia farebbe di noi studiosi o filosofi d'arte marziale,e benchè vi siano molti che se ne interessino,sono proprio loro che non sperimentano nuove forme.
Queste nuove forme,sono nate,di norma e regola,da basi precedentemente assunte,apprese e riapplicate in nuovi versanti e con nuovi stili.
Se così non fosse,non ci sarebbero sempre nuovi filoni culturali da apparendere e approfondire,mentre per quel che ne so io l'umanità è andata avanti.
Ora su quest'ultima mia affermazione ci sarebbe da fare un nuovo topic,ma rimanendo in On,seguo dicendo che la tradizione culturale di un'arte è divulgabile perchè possiede radici profonde,ma dobbiamo stare comunque accorti a chi la stiamo divulgando e come sopratutto.
Termini verbali e letterali antichi sono di buon ascolto,ma difficilmente assimilabili,usi e costumi allegorici e univocamente affascinanti per "I non addetti ai lavori" Potrebbero risultare ridicoli e in alcuni casi puramente folcoristici.
La vera problematica attuale è che la tradizione nel mondo d'oggi non deve assolutamente rimanere invariata altrimenti cadrebbe in disuso,perderebbe di valore e con tutto ciò anche chi ne fa parte potrebbe incorrere in un ruolo marginale nella tradizione stessa.

In sostanza credo che la tradizione debba necessariamente rimanere aggiornata con i tempi,ma non debba perdere quelle radici profonde che ne caratterizzano l'albero genealogico da cui si sono diramati Usi Costumi e Filosofie che ancora oggi vengono lette e apprese.

P.s. Alla fine,suppur in maniera futuristica vi basti pensare che StarWar per le scene di combattimento e filosofie Jedi,c'è di mezzo del buon e sano Wushu mescolato alla dello Zen.  ^__^

Vankard the Doomed:
Salve a tutti, mi inserisco in questa interessante discussione per dire come la penso: se parliamo di tradizione nel senso di trasmissione nel tempo di usanze, riti e costumi è d’obbligo, secondo me, fare un distinguo.

Ho letto diversi riferimenti a tradizioni, culture e filosofie non “tradizionalmente” appartenenti e collegate con la cultura occidentale; quindi quando parliamo di tradizione di che tipo di tradizione parliamo? Tradizione Orientale o tradizione Occidentale?

Il rischio che si corre è di fare una macedonia di usanze e consuetudini, un cocktail di usi e costumi che se così fosse ci porterebbe a fare spada a due mani vestiti da ninja. Credo che questo snaturi violentemente il senso della tradizione per come la intendo io.

Siamo tutti concordi nel dire che tradizione vuol dire consegnare e trasmettere. 
Tradizione non vuol dire trasformazione, le tradizioni non si evolvono semmai siamo noi che retoricamente le usiamo per nostri scopi.

Nel nostro caso, l’argomento è la scherma; riusciamo a cogliere al meglio quello che la tradizione schermistica italiana o europea ci tramanda da secoli?
Perché la tradizione c’è. È lì, è scritta nei manuali e nei trattati.
Ora il punto è come noi vogliamo interpretarli.
Li vogliamo interpretare per ri-viverli e tramandarli a nostra volta accettandoli così come sono o personalizzarli a nostro piacimento seguendo le più svariate fantasie?
Magari anche stravolgendone i contenuti?

Nel primo caso saremo romanticamente vicini e in sintonia con coloro che per secoli hanno brandito e portato al fianco una spada, nel secondo caso non è necessario perdere tempo a leggere e studiare manuali, perdere ore di lezione, provare e riprovare in sala, tanto vale dotarsi di armatura in gomma piuma e partecipare a qualche raduno fantasy dal vivo!!

Tradizione è anche rievocazione, è folklore popolare, è conservazione della memoria ed è anche cercare di avere un atteggiamento mentale e pratico il più filologico possibile.
Le protezioni in plastica servono perché siamo più sensibili al concetto di sicurezza; oggi la sicurezza non è una tradizione, lo sarà tra mille anni, spero…

Non sono d’accordo con Target quando dice …”trovo la cristallizzazione della tradizione filosoficamente ed eticamente sbagliata”… anzi è pur vero il contrario e cioè se parliamo di tradizione dobbiamo necessariamente cristallizzare un determinato evento e periodo e riportarlo ai nostri tempi così com’era ed è pericoloso ed eticamente sbagliato, secondo me, cercare di stravolgerne il senso. È un grosso errore. Così facendo si annulla il concetto di tradizione che inevitabilmente col tempo, scomparirebbe. 

Zaknafein:
Ciao a tutti,

sono 15 giorni che, nei momenti liberi, penso a come rispondere a questo thread... :) La questione è estremamente complessa, e tenete conto che è al centro di un interminabile dibattito tra gli esponenti del settore della scherma storica. Per questo motivo, ritengo sarebbe estremamente interessante organizzare una serata a tema, con cena annessa e chiacchierata epocale...perchè, credetemi, c'è tanto da dire e considerare, e un forum non basta!
Quindi, con un Maschio scarica-barile degno d'ogni Presidente che si rispetti, lascio l'organizzazione della stessa al plenipotenziario Ministro per le Attività Interne con delega agli Eventi Associativi, l'egregio sig. Gerth, che presto accomoderà l'evento! ^__^

Nel frattempo...

Solo qualche punto. Striscia.
Per tagliare la testa al toro (porello, sempre lui...), vi do qualche cenno sulla politica associativa in merito alla discussione sovracitata: siamo partiti nel 2001 con l'idea di far parte di una Tradizione Vivente (con maiuscole d'obbligo), in particolare relativa a una scuola di Striscia perfettamente conservatasi e trasmessa, intonsa, come era stata vissuta più o meno fin dal XVIII secolo; accanto a questo, studiavamo le altre armi come ricerca storica.

Negli anni, per tanti motivi, abbiamo reputato di approfondire quello che chiamavamo "Striscia" (che dovremmo chiamare spada italiana, in vari casi), e di "spostare" l'arma nel campo della ricerca storica. Per attenerci a qualcosa di concreto abbiamo approfondito una particolare trattatistica, che ci ha fornito basi sufficienti per ricostruire un sistema almeno attendibile; i buchi presenti nella trattatistica (son sempre libri, non persone...) sono stati colmati col confronto con altre arti armate, e soprattutto coi concetti (quelli fondativi, indubitabili) insegnati ancora da alcuni vecchi (e/o molto preparati) insegnanti di scherma sportiva.

Da tutto ciò deriva l'equazione, per noi attualmente praticata di: Striscia = Scuola Napolitana = Ricerca Storica.

Le altre armi da noi studiate hanno, invece, sempre fatto parte della ricerca storica.

In questo momento, l'Associazione non si occupa di studiare sistematicamente (ovvero, proporre in corsi comuni) alcuna arma che si rifaccia a una tradizione diretta ininterrotta; riguardo quest'ultime, segnalo che si tratta principalmente di spada, fioretto e sciabola classiche, insegnate quindi con un'impostazione che la moderna scherma ha abbandonato da un bel po'.

(Per chiarezza: chiunque abbia frequentato gli ambienti della scherma sportiva sa che, tra maestri, ci sono numerosissime interpretazioni della disciplina, che spaziano dall'impostazione più classica a quella più moderna. In particolare, la maggior parte dei maestri insegna alcune cose che potrebbero esser definite molto classiche insieme e sullo stesso piano di altre molto sportive. In sintesi, non c'è alcuna unità interpretativa; e non c'è nemmeno in sede di esame ufficiale...)

Ora: "tradizione" che vuol dire? O meglio: che cosa ci interessa esprimere con "tradizione"? Letteralmente, la tradizione è qualcosa che cambia nel tempo; in senso lato, oggi ha assunto un significato conservativo...quindi l'opposto.
Per rispondere, torno all'Associazione.

Cosa facciamo noi?
Quando cominciano i corsi del primo anno di "Striscia", che chiamiamo così per brevità espositiva, lavoriamo tanto su basilari comuni a tutta la scherma di punta, quanto sulle nozioni specifiche della scuola napolitana (che, ricordo, rappresenta il nostro corso "monografico", la nostra ricerca storica); già col secondo anno, è possibile passare alle azioni specifiche della scuola napolitana, utilizzandone peraltro il linguaggio corretto.
Tuttavia, la scuola napolitana non rappresenta affatto l'acme della scherma di striscia (o se preferite, della "scherma di spada italiana principalmente di punta ma anche di taglio, pure se di meno in proporzione, anche se presente più spesso sul terreno che non nelle sale  ;)" !), perchè altri maestri l'hanno perfezionata ed evoluta, mantenendone caratteristiche morfologiche quasi invariate fin per oltre un secolo (quindi, seconda metà dell'Ottocento).
Inoltre, a causa della diretta filiazione Striscia-spada italiana-spada moderna e della loro contiguità morfologica, molte azioni usate anche oggi (o perlomeno, nell'impostazione classica della scherma moderna) sono direttamente derivate dalle tecniche più antiche, e pertanto facilmente adattabili alle spade precedenti.
Ora...sarebbe saggio privare gli allievi della possibilità di apprendere giochi molto più elaborati, tecniche più efficaci, in nome di una presunta "filologicità"? Secondo me, no.
Allora, per risolvere l'annosa questione, s'è deciso per un principio di attendibilità tecnica da una parte, e di chiarezza comunicativa dall'altra, ovvero:

- <<ragazzi, questa tecnica è propria della scuola napolitana, e bla bla bla...>>
- <<ragazzi, questa è una tecnica più tarda, ma si adatta benissimo e migliora il vostro gioco in assalto libero, basta che lo sappiate...>>

In effetti ogni maestro ha cercato di migliorare le tecniche insegnategli, e non solo di conservarle, a seconda dello strumento che aveva in pugno. La differenza sta nel fatto che, a un certo punto, caduto il duello, si è arrestato il processo...che è stato assorbito direttamente dalla scherma sportiva.

Però, in assalto, ci troviamo con la spada in pugno; ovvero con un oggetto con precise caratteristiche morfologiche. Allora l'obbiettivo dell'assalto diventa far funzionare al meglio quel particolare strumento.
Cosa scongiura, quindi, la libera invenzione di tecniche fantasmagoriche?
Semplice: non funzionano alla prova dei fatti.
Il combattimento di scherma può essere riassunto in molti modi, ma se usiamo i termini della scherma, Tempo Misura Velocità e Tattica sono parametri neutri e universalmente validi, facilmente riscontrabili.

Altra questione: la tecnica (fantasmagorica o meno) deve essere funzionante per ME, per le MIE caratteristiche fisiche e attitudinali, o per un metodo didattico che vada bene per tutti?
Anche qui, altra scrematura...

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