La Spada a due mani
Se vi piacciono i cavalieri e siete interessati alla Scherma Medievale e alla Scherma Rinascimentale, la Spada
a due mani è l'arma che fa per voi.
In accademia Romana d' Armi, la Spada a due mani segue principalmente i trattati antichi del maestro Fiore dei Liberi e del maestro Achille Marozzo. Ma l'insegnamento dei tecnici Ara si avvale anche della
collaborazione degli insegnanti di Opera Nova, vincitori del Campionato Italiano CSEN di Spada a due mani 2016-2017-2018.
Perché ci si appassiona alla Spada a due mani? Tra le molte ragioni, pensiamo che sia adatta a tutte le età, e che possa esser brandita con grande successo da donne e uomini indistintamente, tanto nell' allenamento
marziale, che nella gara.
Insomma, dalla Scherma Medievale dalla Scherma Rinascimentale, una disciplina sportiva divertente e modernissima.
Se siete interessati ad approfondire, leggete il resto qui sotto e...buona lettura.
Per Spada a due mani si intende una spada dalla lama piuttosto larga e lunga tra i 110 e i 150 centimetri totali e di 1,5/2,5 kg, con la tipica impugnatura a croce spaziosa abbastanza da permettere la presa del manico con le due mani, comode e ben distanziate.
Con quest’arma si può constatare con certezza l’esistenza di basilari di un metodo di scherma, quali la considerazione del tempo e della misura, legamenti di ferro, parate, finte, azioni evasive, difese di misura e passeggio; i documenti che tramandano le tecniche di questa spada risalgono al periodo compreso tra i primi del Quattrocento e la metà del Seicento, per quanto possiamo considerare la massima diffusione di questo stile di combattimento tra il XV e la metà del XVI secolo, principalmente in l’Italia e in Germania. Inoltre, con la spada da due mani si attesta con chiarezza l’uso dell’arma nella vita civile, per difesa personale e per monomachìa (duello legale), un concetto fondamentale per lo sviluppo della scherma più moderna, sebbene la differenziazione tra l’uso della spada in ambito urbano e quello in guerra sia espresso ancora solo in forma embrionale.
Bisogna precisare che per didattica di “Spada da due mani” intendiamo una definizione sintetica, che riunisce una serie di armi simili per forma (spada da doy mane, spada grande, spadone, spadoncino…secondo le varie dizioni), la cui dottrina d’uso è costituita su sistemi sfumatamente differenti di area italiana che spaziano dai primi del Quattrocento al Cinquecento inoltrato.
Per questo stile, non esiste tradizione diretta, ma interpretazione derivata da un’attenta ricerca storica; nell’Accademia si studia soprattutto il sistema insegnato nel Flos Duellatorum, il più antico trattato di area italiana oggi conosciuto, che ci ha raggiunto in quattro codici manoscritti comunemente definiti Pisani-Dossi, Getty-Ludwig, Morgan e Florius. In particolare, l’Accademia vanta la pubblicazione della prima edizione mondiale della trascrizione, traduzione e interpretazione del codice Florius, a cura del M° Francesco Lodà (link alla pagina).
Lo studio della spada da due mani coinvolge armonicamente l’intero uso del corpo e sviluppa le sue meccaniche in maniera simmetrica; l’impegno che necessita la gestione di un’arma così lunga stimola nel praticante la ricerca dell‘equilibrio corporeo e della coordinazione degli arti, e insegna la migliore comprensione del portamento del ferro (la capacità di muoversi validamente con una spada in mano). Il peso dell’arma e l’impugnatura a due mani non consentono, inoltre, grandissime variazioni di velocità o di recupero in caso di errore, sviluppando nel praticante una forte attitudine allo studio dell’avversario, alla decisione nel tirare, alla fluidità nelle fasi del combattimento che portano dalla lunga distanza alla più breve.
La pratica in Sala si effettua con lame dotate di bottone in punta, repliche esatte per forma e peso degli originali dell’epoca; nell’assalto le tecniche sono eseguite con velocità reale e a contatto e pieno. Gli allenamenti si svolgono sempre con le adeguate protezioni passive – maschera, giubbetto, guanti e piastrone in cuoio almeno – e nel rispetto degli standard previsti dal CONI, dalla FIS, dallo CSEN e dalla normativa vigente.